Rileva l’azienda dei nonni per fare l’agricoltore bio

«Quando mio nonno mi vede applicare le mie arature per la coltivazione biologica per lui è una eresia, ma alla fine troviamo sempre un accordo». La storia è quella di Enrico Fabbro, 20 anni, residente a Bueriis di Magnano in Riviera che dallo scorso novembre ha deciso di diventare imprenditore agricolo rilevando l’azienda agricola lasciatagli da nonni Antonietta e Romano localizzata a Silvella di San Vito di Fagagna, per produrre ortaggi con modalità biologica da destinare alla vendita diretta.
Quella di Enrico è una passione che coltiva da quando da bambino andava a far visita ai nonni a cui dava una mano a portare avanti l’azienda. Ora, Enrico, dopo aver studiato al Paolino di Aquileia a Cividale, si è iscritto alla facoltà di agraria all’Università intenzionato portare avanti i suoi obiettivi: «Visto che l’allevamento – spiega Enrico Fabbro – non è più conveniente a meno che non si possegga un certo numero di capi, ho pensato di sviluppare l’agricoltura biologica applicando quanto ho studiato: spesso, confrontandomi con mio nonno, emergono abitudini e visioni diverse ma alla fine la sua esperienza e i miei studi permettono di realizzare un buon prodotto».
E così Enrico ha già realizzato le sue piantagioni in cinque ettari di terreno con le quali riesce a produrre verdure che lui consegna direttamente alle famiglie interessate: per la distribuzione può contare anche sulla collaborazione con l’Ecomuseo delle acque del gemonese che promuove quel tipo di produzioni, anche perché Enrico ha scelto di coltivare anche il grano che permette di realizzare il pan di sorc, un alimento riconosciuto con presidio slow food riscoperto dallo stesso Ecomuseo. Non solo, nella zona di Bueriis dove abita, Enrico ha anche avviato la produzione di nocciole su due ettari di terreno della sua famiglia: «È un’idea – spiega Enrico – che mi è venuta dopo aver partecipato a un convegno a Pozzuolo: dopo di che sono andato a Cuneo per conoscere bene quel tipo di produzione e per scegliere la qualità migliore di nocciola adatta al nostro territorio: accanto alle piante selvatiche già presenti ne ho aggiunte 860. Sono fortunato ad aver trovato i mezzi e l’esperienza dei miei nonni: lo studio mi servirà per gestire bene la mia azienda». —
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