Rigo, addio polemico alla Cospalat

Oggi chiuderà il suo storico punto vendita di Remanzacco. Alla presidenza della cooperativa è stato sostituito da Edi Sist
Remanzacco 30 Dicembre 2013. Spaccio Cospalat. Telefoto Copyright Agenzia Foto Petrussi / Petrussi Diego
Remanzacco 30 Dicembre 2013. Spaccio Cospalat. Telefoto Copyright Agenzia Foto Petrussi / Petrussi Diego

UDINE. Avrebbe compiuto nove anni di attività il prossimo mese di marzo, ma a un passo dal traguardo Giovanni Rigo ha deciso di staccare la spina. Per il suo spaccio Cospalat di Remanzacco quello di oggi sarà l’ultimo giorno: con il nuovo anno la porta del punto vendita, riferimento della cooperativa a Remanzacco, resterà infatti chiusa.

La scelta - non facile, ammette Rigo - è maturata nel corso dei mesi passati ed è frutto di «un’insanabile divergenza di vedute sul futuro e sulla gestione», si legge nel cartello che da ieri sera Rigo ha affisso sulla porta dello spaccio.

Il negozio comunque riaprirà i battenti a breve, sempre a Remanzacco, ma in altra sede. Insomma, la cooperativa resterà, ma non avrà più il volto di Giovanni Rigo, vale a dire di uno dei soci di più vecchia data, già presidente di Cospalat quest’estate, quando il Cda l’aveva investito del compito di traghettare la cooperativa fuori dalla bufera innescata dall’inchiesta sulle aflatossine nel latte, che ricordiamolo aveva investito i vertici della Coop e in particolare il suo presidente di allora, Renato Zampa.

Quella di Rigo è stata una presidenza lampo: eletto il 21 giugno si è dimesso il 13 agosto (passando il testimone della presidenza nelle mani di Edi Sist), dopo aver «capito – racconta – che il consiglio non condivideva la mia linea». Quale? Separare una volta per tutte i ruoli politici da quelli tecnici dotando Cospalat di una solida e funzionale struttura operativa. Rigo però non vuole parlare del passato. Tantomeno accusare qualcuno.

Si limita a chiarire che viste le condizioni non si sente più di appartenere alla “famiglia” tanto che ha organizzato per oggi un informale congedo dai suoi clienti, invitati allo spaccio verso le 11 per un brindisi di saluto. La sua fuoriuscita dalla cooperativa rappresenta però uno scossone. Un innegabile segnale d’insofferenza tra le file dei soci.

Quali siano stati i contraccolpi dell’inchiesta sui punti vendita, in generale lo si saprà solo all’atto di approvazione del bilancio consuntivo 2013 (nel 2012 Cospalat aveva chiuso a circa 22 milioni di euro). Rigo alza le mani, limitandosi a parlare della sua esperienza. «Nell’immediatezza dell’inchiesta abbiamo perso circa il 40% degli affari e tutto sommato è andata bene.

Poi abbiamo iniziato una lenta ma progressiva ripresa». Pensare, che nell’arco della sua breve esperienza da presidente aveva messo i ferri in acqua per una collaborazione con Latterie friulane: l’idea era quella di conferire a Campoformido i 1000 quintali di latte dei soci Cospalat per trasformane una parte in prodotti a marchio proprio da rivendere negli spacci. Latterie avrebbe riavuto il latte che le mancava, Cospalat una realtà di trasformazione sulla quale appoggiarsi in Fvg (anziché fuori come accade oggi).

Soluzione troppo semplice. Lapalissiana verrebbe da dire. Infatti, non è andata in porto. Anche qui, Rigo preferisce non commentare. Ricorda solo che dopo un periodo di risalita, «da settembre in negozio abbiamo ricominciato a notare un calo». Convincendolo una volta in più che era ora di voltare pagina.

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