Rievocata la caccia alla volpe a cavallo

VIVARO. Pacifica ed incruenta passeggiata a cavallo secondo le regole e con il fascino della tradizionale caccia alla volpe inglese, domenica scorsa a Vivaro, dove, al Centro equestre Magredi, meglio conosciuto come “da Gelindo”, si è celebrato il trentesimo anno di caccia a cavallo nei Magredi ospitando numerosi cavalli e cavalieri, giunti anche dal Veneto, in giacca rossa o nera.
Il percorso dei cavalieri impegnati nella caccia simulata alla volpe si è snodato nelle praterie dei Magredi, lungo le rive del Meduna e del Colvera, tra Vivaro e Arba, su un tracciato segnato da una muta di segugi appartenenti al Palmanova Hunt’s club, addestrati e guidati dal corno e dalla voce del master Giorgio Bon.
La caccia si è protratta all’inseguimento degli hounds per circa tre ore, durante le quali cavalli e cavalieri hanno affrontato vari ostacoli naturali e artificiali, predisposti lungo il tragitto. I segugi, che precedevano di un centinaio di metri il gruppo di cavalieri al galoppo, erano attratti da un irresistibile richiamo, ovvero una traccia ottenuta trascinando lungo il percorso un involto di paglia intrisa di “strusa”. Non si sono registrate cadute o infortuni.
Dopo la lunga corsa, tutti sono rientrati al Centro equestre incolumi e divertiti. «L’evento sportivo, assolutamente pacifico e incruento, è commemorativo delle vere cacce a cavallo che si tenevano sino a pochi anni fa in Inghilterra e, seppur con meno assiduità, anche in Friuli Venezia Giulia almeno sino ai primi decenni del secolo scorso», ricorda il patron del Centro equestre Gelindo Trevisanutto che, oltre a manifestare entusiasmo per il risultato e per l’ampia partecipazione, si è complimentato con il master Giorgio Bon per l’ottima preparazione dimostrata dai segugi. «Sono animali eccezionali con un fiuto ineguagliabile, perfettamente agli ordini e capaci di seguire la traccia artificiale senza mai perderla per parecchi chilometri», chiarisce Trevisanutto.
«L’evento è stata l’occasione per salutare molti amici che da anni continuano a frequentare il mondo della caccia a cavallo e per avvicinarne di nuovi. Il più anziano dei cavalieri aveva oltre 60 anni, il più giovane solo 12. L’esperienza ha indubbiamente importanza, ma l’impegno e l’assiduità nella pratica sportiva permettono anche ai più giovani di partecipare in sicurezza ad eventi come questo, per i quali – conclude Trevisanutto – sono indispensabili piena padronanza e perfetta intesa con il nostro ottimo amico, il cavallo».
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