«Ridisegniamo piazza Patriarcato: gioiellino barocco perso nel traffico»

L’idea è quella di restituire visibilità (e dignità) a una zona della città soffocata dal traffico e, allo stesso tempo, dare il giusto risalto, anche in un’ottica turistica, all’unica piazza barocca udinese: piazza Patriarcato. La proposta arriva dall’architetto Amerigo Cherici che, attraverso le pagine del suo libro “Udine bellissima” (pubblicato a fine 2018 e ora anche al vaglio dell’amministrazione comunale), ne riprogetta la viabilità coniugando il glorioso passato della cultura udinese con le moderne esigenze di circolazione.
Il professionista, più in dettaglio, propone una rivisitazione dello spazio prospiciente le facciate di palazzo Patriarcale e palazzo Antonini Belgrado, allargando l’area della piazza e spostando la strada – che andrebbe così a tagliare a metà il Giardino arcivescovile – più a ridosso della roggia di Palma.
«È l’unica piazza barocca di Udine – sottolinea Cherici – e la sua caratteristica è ben visibile anche nelle facciate degli edifici che ospitano le Gallerie del Tiepolo, il museo diocesano e la biblioteca: spazi urbani dilatati e non chiusi come quelli, invece, della medievale piazza San Giacomo». Una spazialità che guarda all’infinito, figlia di quei cambiamenti, come per esempio la scoperta dell’America, che avevano portato alla formazione di una nuova concezione dell’uomo e dell’universo. «La piazza è stata realizzata, oltre la terza cinta muraria ma comunque dentro la quinta, quando il patriarca di Aquileia – spiega l’architetto – si è trasferito nel palazzo Patriarcale, non potendo più risiedere in castello. Il luogo era stato concepito in connessione con il centro storico, tanto che l’edificio è stato costruito proprio in corrispondenza del Duomo». A far da collegamento alle due realtà, via Lovaria, che conduce al cuore cittadino.
«Quando non c’erano gli alberi – indica ancora Cherici –, da piazza Patriarcato si potevano vedere il castello e il campanile, mentre ora questa zona risulta separata dal centro città dalla strada che passa rasente alla facciata dei palazzi che contengono preziose opere d’arte». Secondo il professionista, che ha lo studio in via Collalto, una nuova viabilità gioverebbe anche alla preservazione del patrimonio artistico. «Il traffico continuo che passa davanti – argomenta – genera un danno anche ai beni contenuti all’interno, massima espressione della cultura udinese, che devono rappresentare una attrattiva turistica. Gli stessi turisti risultano invece penalizzati dalla logistica: una strada che a un certo punto diventa a quattro corsie (nell’incrocio con via Piave e viale Ungheria) rende complicato lo spostamento verso quest’area». E anche se la si vuol raggiungere da piazza Primo Maggio i pericoli non mancano, «bisogna attraversare la strada e il marciapiede è comunque stretto». «Il traffico di scorrimento va eliminato per salvaguardare le opere d’arte e garantire una sicurezza ai visitatori – ragiona Cherici –: in altre parole, va ripristinata l’originaria piazza barocca». Come? A questo punto entra in gioco la proposta dell’architetto, già illustrata nella sua pubblicazione. «Bisognerebbe sostituire il tratto di strada in questione (quello che collega viale Ungheria a via Treppo) con una piazza più amplia, che darebbe più respiro agli ingressi nei palazzi, spostando la strada verso la roggia di Palma». Secondo la sua idea, i parcheggi davanti alla Procura non dovranno essere cancellati: la nuova strada, «affiancata da una pista ciclabile pensile», taglierebbe a metà il Giardino arcivescovile, considerato «verde improprio, realizzato solo a fini decorativi e non utilizzato come i giardini Ricasoli». Una nuova piazza che, secondo la visione dell’architetto, «permetterebbe di valorizzare anche la statua di Vittorio Emanuele». —
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto