Riciclaggio al Billions, assolto Jermann

UDINE. Per tre anni Angelo Jermann ha dovuto vivere con un’accusa infamante, quella di gestire una sala slot, il Billions, dove si “ripuliva” il denaro sporco attraverso le vincite.
Ma la verità era un’altra. Le accuse, partite da Felice De Riggi, un dipendente licenziato che ora potrebbe essere chiamato a rispondere di calunnia, si sono rivelate totalmente infondate
Per Jermann, 37enne udinese, titolare del locale e componente della nota famiglia di produttori di vini, è stata un periodo durissimo, finito con la sentenza pronunciata nell’aula del tribunale dal giudice per le udienze preliminari Matteo Carlisi che lo ha assolto dalle accuse perché “il fatto non sussiste” accogliendo le richieste del pubblico ministero Lucia Terzariol e del collegio difensivo composto dagli avvocati Luigi Francesco Rossi e Federica Tosel.
Il giudice ha inoltre trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica perché valuti gli estremi del reato di calunnia nei confronti di De Riggi.
L’indagine era partita da un’inchiesta della Procura che aveva coinvolto quest’ultimo. Nel corso di un interrogatorio, alla presenza del suo difensore, l’uomo aveva dichiarato che il suo titolare utilizzava la sala slot per ripulire il denaro.
È partita così l’inchiesta a carico di Jermann che si è ritrovato a dover rispondere delle accuse di riciclaggio. Stando alla tesi dell’accusa Jermann avrebbe aiutato l’udinese Marco Hudorovich a nascondere la provenienza di discrete somme di denaro ricavato attraverso alcune truffe.
Sempre secondo l’accusa, nel periodo compreso fra settembre 2011 e giugno 2012, avrebbe attribuito a Hudorovich 31 finte vincite alle slot per 79.634 euro, compilando a suo nome le schede antiriciclaggio. In realtà si trattava di vincite riferibili ad altri clienti della sala giochi.
Nel corso dell’udienza, però, è emersa un’altra verità. Il collegio difensivo di Jermann ha optato per la formula del rito abbreviato condizionato e in aula sono stati chiamati a deporre alcuni dipendenti della sala slot che hanno smentito la versione del grande accusatore, scagionando definitivamente Jermann.
«In questo caso – hanno spiegato gli avvocati della difesa Rossi e Tosel – il sistema processuale italiano ha dimostrato la sua efficienza, nel senso che il processo è tale perché permette una serie di azioni che consentono di raggiungere la verità. Grazie al cielo è emersa, ponendo fine al dramma di una nota famiglia produttrice di alcuni fra i migliori vini al mondo, un dramma provocato dall’azione calunniosa avviata da una persona che, per trovare una via di uscita al suo processo, si è inventata accuse inesistenti».
Per Jermann che ha trascorso tre anni prima di vedere il proprio nome riabilitato, la sentenza pronunciata dal giudice per le udienze preliminari ha segnato la fine di un incubo. Non ha mai smesso di credere che, alla fine, la verità sarebbe venuta a galla e dopo il pronunciamento della sentenza ha voluto commentare la vicenda. «La cosa che mi ha fatto più piacere – ha esordito – è che è stato lo stesso pubblico ministero a chiedere la mia assoluzione.
Voglio ringraziare le forze dell’ordine, la Procura e i miei legali per il modo in cui hanno operato. Certamente, da imprenditore i tre anni che sono seguiti all’avvio delle indagini sono stati molto difficili anche perché vivo a Udine dal 2008 e in questo periodo di tempo ho dovuto convivere con il sospetto di aver compiuto questo reato. Udine è una città che amo e continuerò a impegnarmi per renderla più bella e accogliente. Per questo sto investendo nell’ambito enogastronomico con una serie di progetti interessanti».
Sulla vicenda giudiziaria che si è appena chiusa Jermann non vuole aggiungere altro se non per manifestare la propria soddisfazione e dare atto che «il sistema giudiziario funziona».
Quanto al suo accusatore, Jermann conclude «non serbo rancore nei confronti del mio ex dipendente che è rimasto invischiato in una situazione più grande di lui, rinuncerò a ogni azione di rivalsa nei suoi confronti, ciò che volevo era che venisse accertata la verità».
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