Riapre oggi la mensa dei frati Cappuccini

Era chiusa dal 22 marzo causa Covid. Locali igienizzati dalla “Pozzuolo”. I posti scendono da 45 a 22 ma ci saranno 2 turni

Francesco Fain

Volti segnati da un’esistenza difficile ma che esprimono dignità, voglia di rinascere, di rifarsi una vita, di prendersi delle rivincite. Sono gli ospiti silenziosi della mensa dei poveri dei padri Cappuccini.

Era il 22 marzo scorso. E, a causa dell’emergenza sanitaria scatenata dal nemico subdolo e invisibile di nome Covid-19, la mensa fu costretta a sospendere l’attività. A tempo indeterminato. In tutte queste settimane, è stata la Caritas diocesana a sopperire acquistando trenta pasti completi dalla ditta “Digma Service” e distribuendoli per asporto ai poveri.

Ma quella di oggi è una giornata speciale. Di ripartenza. Perché la mensa torna ad operare. A portare la lieta novella il padre superiore Giorgio Basso. Non è stato un periodo facile per i frati che hanno pianto la scomparsa di fra Aurelio Blasotti, morto a causa delle complicazioni legate proprio al Covid-19. «Ma, ora, il momento buio è superato», sospira Basso. Da parecchie settimane anche l’altro frate positivo al coronavirus è guarito e, all’interno del convento, l’incubo si è dissolto. «È venuto il giorno della riapertura della mensa. Tutti gli ambienti - annota il padre superiore - sono stati igienizzati dal reggimento logistico della Brigata Pozzuolo a cui va il nostro ringraziamento. E un grazie va anche alla Caritas diocesana che, in questo periodo, ha supplito al nostro servizio, garantendo un pasto per asporto a chi ne aveva bisogno. Rispetto al recente passato, si sono aggiunte altre persone fra i commensali a riprova che la precarietà sta crescendo».

La necessità di garantire le norme sul distanziamento sociale ha portato anche a una revisione degli spazi. Se prima del Covid-19 c’erano 45 posti a sedere, oggi ce ne sono 22. Quindi, verranno effettuati due turni. «Da noi tutti mangiano. Nessuno viene mandato via senza aver messo nulla nello stomaco», sottolinea fra Giorgio Basso.

E così, da questa mattina, i poveri ricominceranno a bussare alle porte del convento alle 11.30. Puntuali. Si siederanno in mensa, scambieranno quattro parole, attenderanno pazientemente i frati e i volontari che serviranno loro il pranzo. Alcuni dei “commensali” sono entrati in forte crisi economica dopo il fallimento dell’azienda per la quale lavoravano, trovandosi sul lastrico più o meno dall’oggi al domani. «E il nostro servizio è davvero l’ultima spiaggia», sottolineano i Cappuccini. Altri ancora sono separati, riescono magari a far fronte alle bollette e agli assegni di mantenimento, ma non hanno poi abbastanza denaro per potersi comperare da mangiare. Poi, ci sono quelli che sono caduti nel tunnel della tossicodipendenza o dell’alcolismo, non riuscendo a uscirne. Infine per alcuni, che proprio non riescono a farcela a mettersi in fila con gli altri, viene fornita una borsa della spesa. —

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