Riapre l’osteria al Pavone Rilancio nella tradizione

Dalle trippe e nervetti di Gigi e Maria alle tartine col salame di Paolo e Orietta.
Continua la storia dell’osteria Al Pavone, che da oggi riapre con rinnovato entusiasmo in via Muratti, angolo via Viola; ieri il taglio del nastro, alla presenza dell’assessore Alessandro Venanzi e dei già numerosi avventori. Un locale semplice, che eredita lo spirito genuino con cui lo avviarono negli anni ’60 i coniugi Toppano: buon vino e cibi locali, dove fermarsi per una chiacchiera con gli amici o un veloce spuntino, o anche per una tappa nel “tour” dei locali storici della zona, come si faceva una volta, degustando vini di più osterie.
Dopo cinque gestioni ora ci si augura un vero rilancio del locale, grazie all’esperienza di Paolo Schiffo, già titolare di vari locali in Friuli (“ci piaceva l’idea di tornare in centro”), coadiuvato dalla socia Orietta Decorte. Pareti gialline, nuove luci, qualche tavolo da sagra all’esterno, l’ambiente appare sobrio e informale, adatto a un target trasversale che va dallo studente al gruppo di anziani fino al cliente di passaggio.
Trenta posti in circa 65 mq, con l’idea valorizzare, più avanti, anche l'esterno aggiungendo un po’ di verde. Aperto dalle 7 alle 21, domenica chiuso, Al Pavone è anche bar e caffetteria.
All’inaugurazione, ieri sera, c’era anche la proprietaria Maria Malisano, 83 anni; dalla morte di suo marito, nel ’91, ha lasciato l’attività e oggi fa la nonna a tempo pieno. È l’occasione di rinvangare i bei ricordi, come il matrimonio in Australia, dove lei e Gigi erano emigrati come tanti friulani, agli incontri con i politici locali, che si fermavamo volentieri a bere da loro dopo lunghe riunioni. «Qui accanto, nel vicolo, c’era la sede della Democrazia Cristiana – racconta –, negli anni '80 sono passati nel nostro locale personaggi come Biasutti, Toros, Comelli e tutti i loro amici». Bei tempi e tanti aneddoti sfiziosi, come quello del gemellaggio con altre osterie del luogo, con tanto di passeggiate a cavallo in centro.
Una vita di sacrifici forse poco appetibile, oggi, «non si usciva mai, si lavorava solamente», conferma Maria.
Cosa le manca? «Tutto, ma mio marito soprattutto – risponde commossa –, stavamo sempre assieme». Ai tempi Al Pavone, dove sono cresciuti i figli Walter e Stefano (che hanno scelto altri mestieri), si trovava a pochi metri di distanza dall’attuale locale ed era una sorta di fast-food friulano: trippe, calamari, merluzzi, “masanete” questi erano i saporiti piatti proposti.
Il vino di punta, richiestissimo, era un rosé introvabile in altre osterie. Inutile chiedere a nonna Maria quale di questi porta oggi in tavola ai suoi quattro nipotini o qualche ricetta: «Non ero io a preparare – ammette candidamente –, ma la nostra cuoca!».
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