Restaurata dalla classe del 1947 la Madonnina trovata in Serbia

trivignano udinese
È stata restaurata dalla classe 1947 la Madonnina dell’Asilo (oggi Scuola dell’Infanzia Ta&Ti) di Trivignano Udinese, rinvenuta quarantacinque anni fa in Serbia e donata da un benefattore alla scuola materna.
A raccontare la storia della Madonnina è Gino Paviotti, classe 1947, ricordando che nell’estate 1976 «vengo a sapere dall’allora sindaco di Trivignano Udinese, che il dottor Gino Rojatti, noto imprenditore e benefattore del luogo, vuole donare alla comunità una Madonnina rinvenuta in Serbia. Parlo con i coetanei della classe 1947, che approvano l’idea di sistemare la statua della Madonnina, nell’area antistante l’asilo. Incarico l’architetto Katia Zimolo di progettare la nicchia e un piedistallo dove sistemare la statua. Detto, fatto: il progetto è pronto, un po’ complicato, articolato, forse complesso, ma c’è. A giugno, nonostante tutto (il terremoto) si fa la cena di classe del ’47 e così nasce l’idea: perché non andare all’asilo a vedere il posto dove posizionare la statua della Madonnina? Tutti “armati” di pale e picconi iniziamo l’opera e si sa, come recita il detto, “chi ben comincia è a metà dell’opera”. Infatti, nei giorni seguenti, grazie anche agli artigiani falegnami e muratori locali, l’opera viene completata in pochissimo tempo».
Nell’estate 2021 Paviotti racconta che una signora si presenta a casa sua e gli consegna del denaro perché vuole esaudire un suo desiderio, come voto fatto alla Madonnina dell’Asilo. Il desiderio è quello della ristrutturazione dell’opera. «Rimango perplesso e commosso – afferma dubbioso – ma davanti a tanta insistenza e convincente richiesta, mi metto all’opera. Ottone Buttazzoni, un mio coetaneo, con idropulitrice e levigatrice, l’amico Rino Sclauzero, con colore e pennello, e io, sistemiamo il manufatto. Il pittore Franco Marcuzzi rivitalizza la Madonnina scolpita, la fioreria delle sorelle Azzano dona i fiori per le aiuole e la Madonnina torna a far sorridere e far sognare vecchi e bambini. Questa è una delle storie del nostro Paese, una bella storia di buona volontà, di attaccamento al paese, alla nostra cultura, alla nostra religione e tradizione: ecco questa è un’altra delle piccole ma importanti “pillole” che ci sono nella nostra comunità: sono dei semi che già possono germogliare, che germoglieranno e che daranno frutto. Ecco – conclude Gino Paviotti – questo è un altro tassello, un altro spaccato della nostra storia, della nostra cultura e della sana tradizione paesana». —
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