Resort sequestrato il dirigente si difende: ho agito in buona fede

«Nessuna illegittimità, tantomeno macroscopica», nei permessi rilasciati dal dirigente dell’Area tecnica del Comune di Lignano Sabbiadoro alla costruzione del “Marina Azzurra Resort” e all’ampliamento del ristorante “Al Cason”, lungo il fiume Tagliamento, in località Riviera. L’avvocato Francesco De Benedettis, che dal foro di Gorizia difende l’architetto Paolo Giuseppe Lusin, 55 anni, di Pieris, respinge le accuse di abuso d’ufficio e violazione delle normative urbanistiche che la Procura di Udine ha contestato, nell’ambito del procedimento culminato mercoledì nel sequestro dei 120 mila metri quadrati dell’esclusivo villaggio turistico e dell’area a uso magazzino del locale.
«Fermo restando il rispetto per il lavoro della magistratura – premette l’avvocato De Benedettis –, dimostreremo la buona fede delle scelte operate, peraltro a fronte di Pac approvati. La materia è molto complessa, oltre che tecnica, e in questo contesto possono esserci interpretazioni di norme e pareri anche diverse. A posteriori – continua –, presupponendo l’esistenza di chissà quale nefandezza, è facile trovare motivi di contestazione per ogni singola parola adoperata. La verità è che, qui come in qualsiasi altro caso, il mio assistito ha sempre cercato di agire per il meglio, operando “hic et nunc”, in assoluta coscienza e assumendosi la responsabilità di quel che decideva».
Trait d’union delle due indagini, nate da segnalazioni che i carabinieri del Nas hanno poi sviluppato sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Claudia Danelon e confluite nell’unico provvedimento di sequestro a firma del gip Daniele Faleschini Barnaba, l’architetto Lusin è chiamato a rispondere di abusi edilizi in concorso, da un lato, con l’imprenditore Giorgio Ardito e il geometra Massimo Sandri, entrambi lignanesi, e, dall’altro, con gli impresari veneti Angelo Basso, Laura Barel e Marco Frattolin. «L’accusa contestata – afferma il difensore – presuppone la consapevolezza dell’atto illegittimo e l’aver favorito qualcuno: circostanze ovviamente infondate. Pensiamo, di contro, alle conseguenze cui si sarebbe andati astrattamente incontro, se le concessioni edilizie non fossero state date: l’omissione d’atti d’ufficio e una domanda risarcitoria da capogiro». La parola, anche per Lusin, passa al Riesame. —
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