Reperti archeologici, quattro anni buttati via

Quasi tremila quelli trovati nel sito di Santa Ruffina a Palse. Ma è ancora in corso la catalogazione della Soprintendenza regionale

PORCIA. Che fine hanno fatto i reperti archeologici scovati nel sito di Santa Ruffina a Palse? La domanda che in molti si sono posti a Porcia, compresa la nuova amministrazione comunale, ha finalmente trovato risposta.

Sollecitata dal Messaggero Veneto, ieri la Soprintendenza regionale ha fatto chiarezza in merito, attraverso una dettagliata relazione che spiega a che punto è il percorso di catalogazione e recupero dei 2 mila 866 reperti rinvenuti durante le due campagne di scavi promosse tra il 2010 e il 2011.

All’epoca era operativo il cantiere per il potenziamento della rete fognaria di via Vespucci: in quell'occasione era stato possibile studiare la porzione ancora sconosciuta di un più ampio contesto insediativo risalente al sesto-quarto secolo prima di Cristo.

I risultati di queste esplorazioni, così come la catalogazione degli oggetti ritrovati, era attesa per l'inizio del 2013, ricorda l'attuale vicesindaco di Porcia Giuseppe Moras: è invece ancora in corso, a quanto si è potuto apprendere a causa delle limitate risorse economiche disponibili per lo studio.

Nella sua relazione la Soprintendenza regionale documenta la presenza nel sito di Santa Ruffina di strutture adibite a produzioni artigianali, nonché di numerosi frammenti di ceramica e oggetti in bronzo conservati in circa 50 casse depositate nella sede del Nucleo operativo di Pordenone della Soprintendenza.

«Al momento – rende noto l'ente per la conservazione dei beni archeologici – i reperti, una parte dei quali sono stati sottoposti al restauro, sono in corso di studio. Di particolare rilievo tra tutti, un vaso di circa 50 centimetri di altezza, recuperato con fondi del Comune di Pordenone e non ancora esposto perché in attesa dello studio complessivo dell’intero ritrovamento».

In prospettiva, si prevede l'esposizione al pubblico dei reperti nel Museo del Friuli Occidentale di Torre di Pordenone, nonché l’inserimento di Porcia nel circuito di “Archeopoint”, portale web inaugurato lo scorso anno con l'obiettivo di rendere fruibili i ritrovamenti archeologici scoperti nel Pordenonese.

L'importante rinvenimento palsese, conclude la Soprintendenza, è stato presentato al mondo scientifico lo scorso anno in occasione della riunione dell’Istituto italiano di preistoria e protostoria del Friuli Venezia Giulia.

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