Regione: quattro i nomi per il posto di Lenna in giunta
«Al posto di Vanni Lenna sarà chiamato un esponente del Pdl». Parola del presidente della giunta regionale, Renzo Tondo. Nella corsa a prendere il posto dell’assessore Vanni Lenna sono così quattro i concorrenti.

di DOMENICO PECILE
UDINE.
«Al posto di Vanni Lenna sarà chiamato un esponente del Pdl». Parola del presidente della giunta regionale, Renzo Tondo, che conficca così il primo paletto nel caso in cui l’assessore Vanni Lenna subentri in parlamento al senatore, Giovanni Collino, lasciando così libero il suo posto di assessore all’Ambiente, ai Lavori pubblici e alla Protezione civile.
Dunque, il centro destra è avvertito. Sostituzione necessaria, inevitabile (anche se il coordinatore regionale del Pdl, Isidoro Gottardo, frena a afferma che parlare per ora della sostituzione è del tutto prematuro), ma già ipotecata dal Pdl con buona pace di di Lega, in primis, ma anche dell’Udc che preferirebbero la strada maestra di una scelta “figlia” della concertazione tra tutte le forze di maggioranza.
Partita comunque per metà chiusa in partenza; resta da capire su chi ricadrà la scelta. E anche in qui c’è una mezza certezza: il posto di Vanni Lenna andrà a un esponente degli ex azzurri. Già, ma su quale? Ed è proprio il tipo di approccio che è destinato a cambiare completamente i possibili scenari. Una cosa è infatti stabilire che Vanni Lenna è esponente del Pdl. Altra cosa è affermare che è è uno dei due assessori scelti direttamente dal presidente Tondo senza pressioni o indicazioni dei partiti. Insomma, due chiavi di lettura diverse per altrettante diversificate soluzioni.
Nel caso prevalesse la prima ipotesi, in pole position si troverebbero in questo momento il presidente della IV Commissione consiliare, Alessandro Colautti, il tolmezzino Luigi Cacitti e l’ex assessore e vicepresidente della Provincia di Udine, Paride Cargnelutti. Il primo, oltre alla sponsorizzazione del senatore Saro può contare sul fatto che nel 2001-2002 fu il portavoce dell’allora presidente Tondo. Non solo, ma come Tondo è anche un ex socialista. Luigi Cacitti gode del fatto di avere un ottimo rapporto con il presidente e di essere come lui un carnico, mentre le “pretese” di Cargnelutti sono di tipo territoriale, nel senso che la Bassa vuole avere più voce.
Tra gli outsider c’è anche Massimo Blasoni, forte del suo secondo mandato e dell’en plein in fatto di preferenze. Ma prevalesse questa prima chiave di lettura, l’approccio potrebbe anche tenere conto degli equilibri territoriali. Ed è per questo che la componente isontina, che non ha peso negli organi regionali politici che contano, potrebbe puntare su Gaetano Valenti.
E sull’opportunità di un riequilibrio territoriale a favore di Gorizia parla anche il vicecapogruppo della Lega Nord, Federico Razzini. Che però affonda l’analisi e alza il tiro politico: «E’ chiaro che, come ha detto il segretario Fontanini, si dovrà aprire un tavolo di confronto sul programma e sugli assetti di giunta. Su questi ultimi posso dire che già nel 2008 eravamo stati un po’ generosi con il Popolo della Libertà in fatto di attribuzione di deleghe di giunta. Adesso, anche alla luce del risultato elettorale, questo nostro credito ritengo sia in aumento perché c’è un evidente squilibrio tra peso e rappresentatività. Senza contare che la provincia di Gorizia non è rappresentata in alcun modo».
Già, ipotesi. Ma c’è anche la seconda chiave di lettura, quella cioè di una scelta di esclusiva competenza del presidente Tondo visto che Lenna, assieme a Kosic, è uno dei due assessori scelti direttamente dal presidente.
In questo caso la strada più percorribile metterebbe è quella che porta a Colautti e al capogruppo del Pdl, Daniele Galasso. Galasso potrebbe subentrare a Lenna, dando così voce anche alla Bassa friulana, mentre Colautti gli subentrerebbe in qualità di capogruppo del Pdl. Sono molti, infatti, a ritenere che Colautti potrebbe dare il meglio di sè in ruolo più squisitamente politico e di mediazione interna al gruppo. Lui dice soltanto di essere un giocatore della squadra, di restare a disposizione del partito e di quello che gli sarà chiesto. Resta il nodo di una possibile redistribuzione delle deleghe. Ma questo è ancora un altro capitolo.
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