Redditi 2008, è Medea il Comune più ricco d’Italia
Il comune più ricco d’Italia è Medea, in provincia di Gorizia che conta un migliaio di abitanti e un reddito pro capite di 54.488 euro. Tra i 584 contribuenti spiccano l’imprenditore Alessandro Calligaris e il calciatore Denis Godeas.

UDINE.
Il comune più ricco d’Italia è uno fra i più piccoli della penisola. Si tratta di Medea, paesino in provincia di Gorizia noto per l’ameno colle su cui si erge il monumento nazionale dell’Ara pacis mundi, costruita negli anni ’50 a ricordo dei caduti di tutte le guerre. Medea conta un migliaio di abitanti e un reddito pro capite di 54.488 euro. Nella classifica, che si riferisce a dati 2007 resi noti dall’Agenzia delle entrate e pubblicati dal
Sole 24 ore
, precede i comuni milanesi di Basiglio e Cisago, fermi a 47.165 e a 38.562 euro pro capite.
I contribuenti risultano essere circa la metà dei residenti, 584: fra essi spiccano l’imprenditore della sedia Alessandro Calligaris, che è anche il presidente regionale di Confindustria, e il calciatore professionista Denis Godeas, che è rientrato alla Triestina dopo aver militato anche nel Mantova e nell’Udinese.
L’analisi dei redditi dichiarati dai comuni nel 2008 rivela che tra i quattro capoluoghi di provincia del Friuli Venezia Giulia è Pordenone quello piazzato meglio in classifica: 22° posto e un reddito medio di 22.916 euro. Subito dietro Udine, 23ª con 22.723 euro, mentre Trieste è 50ª con 22.723 euro pro capite. Gorizia, infine, è in 85ª posizione con un reddito medio pari a 18.162 euro, cifra che la avvicina a molte città dell’Italia meridionale.
E le grandi città? Roma, in testa tra le metropoli del Centro-Sud, costringe a spingersi fino al numero 108. Il divario con Milano – al 17° posto nella graduatoria generale, ma in testa nella classifica dei soli capoluoghi – appare evidente: 24.500 euro contro 30 mila.
Nel quadro dei 8.101 campanili italiani, la lettura dei redditi Irpef 2008 conferma l’andamento a due velocità, da una parte il Nord e dall’altra il Sud. Con Fiesole, nel Fiorentino, che arriva ben 51 posti dopo Medea. Sono in Lombardia dieci città tra i primi venti capoluoghi, praticamente tutte tranne Cremona e Sondrio.
I numeri dei capoluoghi confermano tra l’altro l’eccezionalità di questi tempi della profezia sugli ultimi che saranno i primi: le ultime province nate – per esempio il Medio Campidano della Sardegna, o Barletta-Andria-Trani in Puglia – sono proprio nelle ultime posizioni. Il record del Sud e delle Isole spetta al capoluogo sardo: Cagliari si colloca al 28° posto in graduatoria, con poco più di 22 mila euro dichiarati di media, seguito da Caserta (in 33ª posizione) con 21.760 euro.
Il ministero delle Finanze, attraverso i dati sulle dichiarazioni dei redditi di due anni fa, consente di guardare all’interno delle singole realtà la distribuzione dei contribuenti in base al reddito. Così, per esempio, le città che hanno il numero più alto di residenti che dichiarano oltre 100 mila euro – classe massima censita – sono esattamente quelle ai primi posti nella classifica dei capoluoghi. Le prime dieci hanno tutte un numero di ricchi superiore al 2% del totale dei propri contribuenti (a Milano, addirittura il 3,5%).
Stando ai dati, in linea generale tra il 2004 e il 2007 sembra diminuito complessivamente il numero di cittadini che dichiara fino a 10 mila euro, mentre è aumentata la percentuale di Paperoni.
Ma si tratta di un quadro affidabile? «Le differenze dipendono non soltanto dalla capacità di produrre redditi, ma anche dalla fedeltà fiscale», fa notare Luca Ricolfi, dell’Osservatorio Nord-Ovest e docente di Analisi dei dati all’Università di Torino. Che spiega anche come l’articolazione del quadro vada oltre la distinzione Nord-Sud perché si possono registrare variazioni significative in termini di mancata dichiarazione anche all’interno di una stessa area geografica. Anche in chiave federalismo fiscale, l’invito di Ricolfi è di fare attenzione a quale sarà il metro di misura usato perché molto potrebbe cambiare se si considera il gettito effettivo o quello potenziale.
Senza contare la quota di evasori totali, in particolare al Sud. Massimo Baldini, docente di Scienza delle finanze all’Università di Modena, sostiene che «ci sono indicazioni che sottolineano come l’evasione fiscale al Sud sia più alta per Iva e Irap, per cui qualche ricaduta potrebbe verificarsi anche per l’Irpef».
(m.f.)
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