Rasaerba in vendita online patteggia per diciassette truffe su Facebook

Due anni e tre mesi di reclusione per un 51enne anche per essersi spacciato per altre persone. Incassava i soldi e spariva

AZZANO DECIMO. Ha patteggiato due anni e tre mesi di reclusione per 17 truffe online e nove episodi di sostituzioni di persone Giuliano Moretto, 51 anni, di origine torinese e residente ad Azzano Decimo.

Secondo quanto ricostruito dall’accusa, Moretto pubblicava sulla piattaforma marketplace di Facebook annunci per la vendita di trattori e rasaerba, utilizzando anche falsi profili.

Quando finì in carcere per truffa aggravata dalla minorata difesa delle vittime, il sostituto procuratore della Repubblica gli attribuì 17 raggiri, per un totale di oltre 24 mila euro incamerati grazie agli acconti, contestandogli anche il reato di sostituzione di persona per nove episodi.

Moretto, di origine torinese, fu accusato nel dettaglio di una serie di truffe perpetrate fra il 25 marzo e il 24 maggio 2019, nell’arco quindi di soli due mesi, fra Pordenone e Azzano Decimo. Sedici gli episodi in contestazione in questo arco temporale.

Un ultimo raggiro, invece, sempre attribuito all’azzanese, fu commesso il 25 novembre 2018.

Qual era la tattica? Gli inquirenti avevano ipotizzato che l’autore avesse indotto gli acquirenti in errore sulla serietà della trattativa negoziale, procurandosi un ingiusto profitto, spacciandosi in nove casi per altre persone o per dipendenti della ditta di Bolzano Sanoll trattori.

Un compressore agricolo, una bicicletta Atala, motocarriole cingolate, tosaerba, trattori: questo l’elenco della merce proposta in vendita e mai arrivata agli acquirenti, nonostante i bonifici versati su due conti correnti bancari oppure su una postepay.

Stando a quanto accertato dalle forze dell’ordine, dopo aver ricevuto i soldi, il venditore spariva e non rispondeva più al telefono.

In un caso l’autore del raggiro aveva accampato scuse, chiedendo altri soldi all’acquirente per le tasse doganali: il tagliaerba di marca Castelgarden era bloccato alla dogana tedesca.

Alcuni clienti avevano contattato la ditta di Bolzano, scoprendo che era del tutto ignara del raggiro online e che non conosceva il sedicente venditore.

L’indagine era stata condotta dalla task force anti-truffa istituita dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pordenone Raffaele Tito all’interno della sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri al palazzo di giustizia.

I detective dell’Arma erano risaliti a Moretto dall’intestazione dei conti correnti e della postepay sui quali erano stati effettuati i versamenti, nonché dal numero di cellulare e del telefono fisso utilizzati per contattare i clienti.

Quanto alla circostanza aggravante, era stata contestata in relazione al fatto che le truffe sono state commesse in condizioni di tempo e luogo tali da ostacolare la capacità di difesa delle vittime: i contatti telematici e a distanza non consentivano alla persona offesa di controllare l’identità e la serietà dell’interlocutore, né l’esistenza del bene messo in vendita.Ieri in aula la definizione del caso con il patteggiamento. —

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