Rapine in Friuli: è arrivata da Palermo la soffiata. Ora si indaga sulla “talpa”

UDINE. È bastata una telefonata. Pochi secondi e la banda dei rapinatori-sequestratori di Palermo ha deciso di rinunciare all’assalto al Monte dei Paschi di Siena tra via Poscolle e via Marco Volpe. Un colpo che stavano preparando da settimane con sopralluoghi, verifiche e perlustrazioni. Sapevano esattamente quanti dipendenti della banca sarebbero stati al lavoro e in quali uffici.
Avevano controllato anche gli esercizi commerciali e le agenzie presenti nella corta interna che si affaccia sull’istituto di credito. Avevano studiato il percorso di arrivo e di fuga, noleggiato un furgone e portato sul posto due biciclette. I borsoni con le tute da lavoro e le maschere da indossare per non essere identificati erano già pronti. La porta posteriore era già stata manomessa, il vetro pronto a essere rimosso con el ventose poi sequestrate dalle forze dell’ordine.
Eppure è bastata una telefonata nel corso dell’ultimo sopralluogo e tutto è saltato. Qualcuno ha chiamato Pietro Madonia da Palermo per dirgli che la polizia era sulle loro tracce. Madonia, palermitano di 43 anni, non ci pensa su un attimo e ordina di rientrare.
Rientrati nell’appartamento di via Susans che era la loro base logistica, un covo che evidentemente ritenevano sicuro, Madonia spiega i motivi del cambio di programma: «Noi abbiamo uno alla Mobile. Oggi stiamo avendo i risultati come li abbiamo avuti. Ci ha detto: vedete che non c’è niente, potete camminare cosa volete fare fate. Ora è arrivata la telefonata e ha detto: vieni subito a casa». Detto, fatto. La banda sarebbe ripartita il giorno seguente, ma polizia e carabinieri sono stati più veloci di loro e li hanno arrestati con un blitz nel cuore della notte nell’appartamento di via Susans.
Oltre a Madonia sono finiti in carcere i palermitani Vito Leale 53 anni, Guido Riccardi 29, Pietro Di Maio 50 e Francesco Paolo Albamonte di 52, quest’ultimo residente a Carini, i basisti Angela Lo Vasco 37 anni originaria di Palermo ma residente a Udine, e il suo compagno Rosario Vizzini, 39 anni pure originario di Palermo ma residente a Cervignano, vigile del fuoco incensurato. Pochi giorni è state arrestato Giuseppe Sorgente 46 anni, originario di Napoli ma residente a Fagagna anche lui vigile del fuoco effettivo in Friuli e nel proseguio delle indagini, coordinate dal pubblico ministero Andrea Gondolo, anche Carmelo Agnello, 49 anni e Fabrizio Vizzini, 38, entrambi palermitani.
All’appello manca solo la “talpa”. A Palermo si indaga per capire se effettivamente la banda aveva un contatto interno alla Mobile o alle forze dell’ordine. Perché la soffiata è stata puntuale: la polizia era effettivamente sulle tracce della banda forse più di quanto non sapesse l’autore stesso della telefonata. Ma in Sicilia la Mobile non è l’unico reparto che ha collaborato all’attività ed era quindi informato delle indagini. La caccia alla talpa potrebbe quindi allargarsi.
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