Quella stele a Napoli che parla di Pordenone Merito di Umberto I

Questa è la storia di un monumento, una stele, che si trova a ridosso del centro di una delle città più belle e famose al mondo, Napoli, in cui è citata la città di Pordenone.
Nel monumento c’è scritto “A Pordenone si fa festa, a Napoli si muore”. A fare luce sull’origine della frase è stato il fotografo e giornalista napoletano Federico Quagliolo, 27 anni.
I napoletani più anziani un tempo ripetevano questa frase misteriosa a mo’di proverbio, per indicare un momento negativo della città di Napoli. Pordenone, in realtà, c’entra marginalmente: non è un riferimento al carattere esuberante della nostra città, ma a un episodio di cronaca.
«Nel 1884 l’allora Re d’Italia Umberto I, che poi venne ucciso nel 1900 a Monza, si sarebbe dovuto recare a Pordenone per l’inaugurazione di un edificio – ricorda Quagliolo – ma annullò la visita in città perché volle raggiungere Napoli, dove scoppiò un’epidemia di colera» che provocò, stando alle cronache dell’epoca, 7 mila morti.
Pordenone allora faceva parte di un territorio, il Veneto, annesso all’Italia soltanto 18 anni prima. Le visite del sovrano venivano organizzate scientificamente anche per piccole inaugurazioni per costruire rapporti più solidi con i sudditi. Il Re, secondo le ricerche di Quagliolo, scrisse quella frase su un telegramma annunciando così l’annullamento della visita a Pordenone. Una volta a base della stele c’era anche un bassorilievo che ritraeva il re mentre assisteva i malati, ma fu rubato. Ecco perché Umberto fu definito “Re buono”.
Per raggiungere la stele, un po’nascosta, occorre percorrere la strada di Capodimonte che porta anche alle catacombe di San Gennaro. —
R.P.
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