Quella finanza “creativa” per raccogliere soldi dei soci

UDINE. Nel mirino della Procura di Udine è finita anche la società controllata Immobilcoopca chiamata a gestire parte del patrimonio immobiliare della società carnica. Un’operazione che, secondo i magistrati, in realtà avrebbe avuto lo scopo di dare una diversa rappresentazione dei conti della società.
Nel piano si legge, infatti, che «secondo la Procura l’operazione sarebbe priva di reale significato economico e avrebbe avuto unicamente effetto distrattivo, con prospettazione a carico degli amministratori di CoopCa della commissione dei reati di falso in bilancio».
Perché il pm giunge a queste conclusioni? In primo luogo in quanto «il prezzo di cessione degli immobili (16 milioni 565 mila euro) è corrisposto da Immobilcoopca tramite compensazione in 23 anni con i canoni della locazione degli immobili ceduti».
Nessun pagamento in contanti e d’altro canto sarebbe stato difficile farlo per una controllata che risentiva della stessa situazione finanziaria della capogruppo. «L’operazione - sostiene la Procura - a fronte della rilevazione di crediti e plusvalenze meramente apparenti avrebbe avuto effetti oggettivamente spogliativi per la cooperativa».
La Procura segnala anche un elemento che il Messaggero Veneto aveva messo in luce analizzando il bilancio di CoopCa: «Le plusvalenze da alieniazioni anziché essere allocate nell’area straordinaria del conto economico sono state poste in quella caratteristica».
Nessun effetto nella formazione della perdita, ma in questo modo la gestione principale dell’azienda non appariva così in rosso. Ma anche a uno studente di economia al primo anno la cosa avrebbe insospettito.
Il pm, inoltre, evidenzia che «le perizia di stima degli immobili sarebbero state esperite in un circuito assolutamente autorefenziale» e «i dati riportati nei bilanci, anche relativamente alla valorizzazione della partecipazione Immobilcoopca, sarebbero stati ampiamente gonfiati così da creare l’apparenza di una situazione economico-patrimoniale della cooperativa più rosea di quella reale».
In sostanza, tira le somme la Procura, le iscrizioni a bilancio «appaiono strumentali a consentire a CoopCa l’ulteriore accesso al prestito sociale rispettando formalmente ma non sostanzialmente i limiti patrimoniali stabiliti dall’ordinamento per la raccolta del prestito sociale».
La norma stabilisce che una coop non possa raccogliere prestito sociale per più di 3 volte il patrimonio netto. Ebbene grazie alle plusvalenze immobiliari (8,7 milioni da Immobilcoopca e 2,9 da immobili strumentali) si sono arginate le perdite non affossando il patrimonio.
Non a caso il bilancio 2014 rettificato segna un patrimonio netto in negativo di oltre 2 milioni. Con questi dati sarebbe stato impossibile raccogliere alcunché.
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