Quel villino decò del vecchio macello firmato da Del Neri

Punti di Vista
Negli anni Trenta Gorizia raggiunge l’apice della produzione edilizia, per la ricostruzione della città bombardata. Su 2.385 stabili, nel 1919 erano distrutti 430, danneggiati 624, lesionati 879 e soli 452 illesi, come racconta Lucio Fabi nella sua “Storia di Gorizia” del 1991. Alla notevole attività edilizia privata, che comportò l’apertura di nuove fornaci, si aggiunse una grande mole di opere pubbliche come la Casa del Balilla (1928), il Palazzo delle Poste (1932), la Camera di Commercio (1935), il Palazzo Ina (1936) ma, soprattutto, tantissime opere comunali, progettate dall’Ufficio Tecnico municipale diretto da Riccardo Del Neri (1886-1964), che come ricorda il sito arteagorizia-it, dopo gli studi al Politecnico di Vienna diventa ingegnere civico al Comune di Gorizia e ingegnere capo dal 1921 al 1936. Fu autore di un piano regolatore per la ricostruzione della città, fuso poi con quello di Fabiani, che prevedeva il “diradamento degli edifici” abbattendo quelli danneggiati per allargare vie e piazze, ma anche strade nuove come via Roma o l’odierna piazza Municipio, fino allora semplice slargo davanti al Palazzo. Massiccio arriva nel 1935 anche l’asfalto al posto del macadàm e nasce un nuovo Corso, con aiuole, roselline e marciapiedi in mattonelle di cemento, che poi si allargheranno anche alle laterali.
Ma non solo strade. Importante il Mercato coperto del 1927, dove assieme al moderno calcestruzzo della navata convive l’architettura in mattoni delle botteghe, demodé oltremodo rispetto il razionalismo moderno ormai già affacciatosi in città.
Di Del Neri è anche il Cimitero di via Trieste del 1930, ancora ispirato alla scuola viennese che è poi la stessa del coetaneo architetto Silvano Barich (1884-1958), altro protagonista della ricostruzione post bellica e pure lui ingegnere comunale nella Gorizia d’anteguerra, con prima opera la “Pitteri” nel 1908.
Lo stile viennese è condensato nella fattura del frontone coronato da volute sulla palazzina della Direzione del Macello comunale, costruita nel 1931 e unica sopravvissuta alla demolizione del mattatoio, sostituito da case popolari che, invece del ponte ciclabile, si son portate dietro una cabina in cemento proprio all’angolo della via e di fronte al villino decò. Si poteva forse interrare o metter d’altra parte? O forse il progettista, nell’orgoglio del suo lavoro, ha invece proprio voluto per far vedere quant’è bella la cabina e come sta bene? Che dire, son punti di vista … —
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