Quaranta profughi, Malborghetto insorge

MALBORGHETTO. Scongiurato il pericolo di un Centro d’accoglienza richiedenti asilo a Tarvisio, ora in Valcanale la “patata bollente” passa nelle mani del sindaco di Malborghetto, Boris Preschern, informato dal prefetto di Udine, dell’arrivo di 40 profughi in una struttura di vacanze, sita nel capoluogo, di proprietà del Piccolo Cottolengo di Don Orione di Santa Maria La Longa.
Ma il no al prefetto è stato secco anche se, trattandosi di struttura privata, il primo cittadino non ha mezzi per contrastare una simile decisione. «Si sappia, comunque - tuona Preschern – che sono anche intenzionato a incatenarmi al cancello della casa vacanze per evitare che arrivino profughi in così alto numero in un paese di poche anime».
«Ho appoggiato la battaglia che ha condotto Carlantoni a Tarvisio – aggiunge il primo cittadino – perché il problema riguardava l’intera valle e continuo a essere convinto che non va bene concentrare tante persone in un unico luogo».
E a sostegno del suo pensiero Preschern spiega che il suo Comune paga 35.000 euro al mese alcune strutture che ospitano i profughi minorenni a suo carico. «La cifra aumenta di mese in mese e ci sta prosciugando la cassa, ma notiamo che il problema interessa poco e che qualcuno minimizza. Non possiamo più continuare così; il problema è sentitissimo dai cittadini, ma meno dalle istituzioni. Eppoi ho l’impressione che dietro queste vicende si muovano interessi economici non da poco. La Regione deve trovare soluzioni per una ripartizione equa del fenomeno e quindi anche Malborghetto farà la sua parte».
Ieri, Preschern ha informato con lettera aperta i suoi cittadini sulle intenzioni della Prefettura, lamentando che l’ente proprietario della struttura ha dato la sua disponibilità senza avvisare il Comune.
Ai cittadini dice di «avere motivato il no ad accogliere un numero così elevato di persone, sia per il metodo usato e sia per le proporzioni. Non vedo – sottolinea Preschern - come un paese di 250 abitanti, che faticosamente e con lo sforzo di tutti cerca nel proprio sviluppo turistico un modo dignitoso per andare avanti, possa accogliere un numero spropositato di persone con un forte disagio sociale, evitando che si generino problematiche incontrollabili e anche ingiuste. Nelle proporzioni, è come se a Udine accogliessero 25.000 profughi».
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