Quando Udine tremava sotto le bombe viaggio nei rifugi antiaerei costruiti in città

Sabato appuntamento in piazza Primo Maggio assieme agli abbonati del Messaggero Veneto (giornale e internet) 

Elena Commessatti

Ci eravamo occupati del rumore della paura ormai tempo fa, dentro le pagine di Genius loci: un suono terribile quello dell’allarme antiaereo e delle sue conseguenze sulla popolazione. Con noi le amate carte d’archivio e le studiose a riguardo.

Sabato, alle 10.30, con gli abbonati del Messaggero Veneto (non basta fare parte della Community Mv, precisiamo, ma abbonati al giornale e al sito) torniamo… sui nostri passi, e andiamo nuovamente dentro i rifugi. Il primo, sotto il Colle del Castello, in piazza Primo Maggio, fu costruito nel 1943 dal Genio Militare. Doveva accogliere civili e militari, quelli del vicino Comando Cantore. Doveva possedere una magia di cunicoli e arrivare fino all’area dell’attuale biblioteca Joppi. Così non fu; già all’epoca circolavano le foto dei cedimenti dei pavimenti, per esempio della Casa della Contadinanza. Per non parlare del muro di sostegno del piazzale del Castello e delle absidi della Chiesa di Santa Maria. Così nel luglio del 1944 il municipio dovette comunicare il danno alla Sovrintendenza e il cantiere si fermò.

Sabato, grazie al Comune e in particolare di Fawzia Marini, sarà ricostruita parte di una mostra a pannelli già allestita ed entreremo nel racconto della paura attraverso la storia dei documenti e delle ricostruzioni storiche. Con noi ci sarà Laura Cerno, storica e funzionaria all’Archivio di Stato. È lei che ha riordinato le carte dell’Unpa – Unione nazionale protezione antiaerea. I documenti di tale archivio giacciono protetti e catalogati lì, in via Urbanis 1, consegnati nel 1973 dalla Prefettura, e sono fonte preziosa per studiosi e cittadini. Servono a capire come si è difesa la popolazione in quegli anni difficili.

Con Laura Cerno leggeremo pezzi di diari del tempo, annotazioni, reclami. Il malessere del vivere il quotidiano dentro la paura. Un reading contemporaneo per ascoltare il passato. Ed è con Roberta Corbellini, ex direttrice dell’Archivio di Stato e storica che rifletteremo sugli stati d’animo della popolazione in quei momenti e sul ruolo della comunità. Una coinvolgente passeggiata che ci porterà nel secondo rifugio scelto, quello dei Giardini del Torso, che dalle fonti consultate è emerso essere un ricovero pubblico antischegge costruito nel 1943. Eh già perché la città dopo il 1940 fu divisa in rifugi pubblici e privati, quest’ultimi nominati “domestici” e “domestici di circostanza”.

Questi luoghi nascosti avevano regole tutelate dall’Unpa appunto, in coordinamento con la Prefettura, e a percepire con attenzione “il suono” della memoria, a quel tempo l’orecchio sentimentale avrebbe potuto ascoltare uno strano rumore di oggetti di prima necessità spostarsi da una parte all’altra della città. E poi le sirene: un paesaggio, poco metafisico, di acidi suoni. Una geografia di sistemi elettronici di allarmi, di sirene ausiliarie, di sirene mobili portate in giro per la città da motocicli. C’erano pure le campane che dai campanili centrali cantavano – isteriche– il rumore del pericolo. —



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