Quando i Rizzi avevano la centrale elettrica

Quando nella zona dei Rizzi abitavano poco più di 200 persone, c'erano qualche laboratorio artigiano, un solo bar, la chiesa, la scuola e addirittura una centrale elettrica. Infatti un edificio in via Milano forniva energia alle case private e alle strutture pubbliche. La prima lampadina in piazza fu accesa nel 1911, vicino al bar “Al Fante”, ora “Nuovo Fiore”. Un evento per i residenti del quartiere, che fino al 1913 poterono godere di luce propria.
A ideare la centrale elettrica fu Parisio Zorzutti, un fabbro capace nella produzione di orologi e di energia. A cento anni da questo avvenimento il quartiere dei Rizzi ricorda il fondatore della centrale e l'appuntamento è per sabato prossimo in piazza alle 20.30 per raccontare così la storia di un quartiere, a cura di Dario Rizzi.
Appassionato di ricerche d'archivio e documenti antichi, Rizzi ha raccolto materiale, fotografie, antiche bollette e testimonianze sulla vecchia centrale elettrica. Parisio Zorzutti aveva la sua bottega di fabbro in via Milano 52, dove ora sorge l'attuale “Farie”, gestita fino a qualche anno fa da Ugo Zorzutto (nipote di Parisio e dal cognome diverso per un errore all'anagrafe). Nel 1911 decise di ampliare la sua bottega e di realizzare la centrale elettrica. «Parisio era un genio – spiega Rizzi – progettava macchine e strumenti di lavoro innovativi per l'epoca, ha costruito l'orologio di due campanili, tra cui quello del quartiere ed era un ricercatore nel campo dell'energia elettrica».
Il 23 novembre 1911 fu approvato il piano di ampliamento dell'edificio. «Già da 4 mesi produceva energia elettrica con un motore alimentato a olio pesante – narra Rizzi – e ora voleva costruire un nuovo motore più potente». Il progetto era innovativo per l'epoca e alla sperimentazione partecipò anche il pioniere nello sviluppo dell'energia elettrica Arturo Malignani. Nel 1913 Parisio Zorzutti a soli 33 anni morì di tetano e il progetto si fermò. «Aveva un figlio di nome Vittorio che continuò il lavoro di orologiaio – spiega Rizzi –, ma nessuno era in grado di mandare avanti la centrale elettrica». Così dal 1913 in poi il borgo cominciò ad utilizzare l'energia dell'azienda Rizzi-Colugna fondata da Domenico Fantini che acquistava a sua volta l'energia proprio dalla società Sfe di Arturo Malignani.
Il laboratorio di via Milano 52 è rimasto in funzione fino agli anni Novanta. E adesso conserva ancora tutta l'attrezzatura e gli strumenti. Per questo Dario Rizzi da un paio d'anni accompagna le scolaresche in visita all'edificio, raccontando la storia del quartiere. Sabato sera sarà il momento di narrarla ai residenti, con documenti inediti, ricostruzioni teatrali (a cura di 'Ndescenze Dlf e Nuovi Orizzonti), proiezioni di foto dell'epoca e l'intervento del professor Lorenzo Marcolini dell'istituto Malignani.
Ilaria Gianfagna
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