Prostitute: in strada le “autonome”, in casa le sfruttate

di Anna Rosso
Prostitute e trans di strada continuano a far notare la loro presenza lungo le vie del centro di Udine. Sono poche decine e, come sempre, “passeggiano” soprattutto nella zona compresa tra viale Leopardi, via Percoto, via Nievo, via Battistig, via De Rubeis, via Tullio e anche in viale Duodo.
Ma non sono loro a preoccupare maggiormente gli operatori della Caritas. Perché le situazioni più critiche, di violenza e di sfruttamento, ora come ora si creano negli oltre cento appartamenti (la stima è delle forze dell’ordine) a luci rosse disseminati nei vari centri della provincia. Mentre chi lavora in strada, solitamente, si gestisce autonomamente e ha i documenti di soggiorno in regola.
Ecco perché dall’ente diocesano, che ogni anno toglie dai marciapiedi friulani in media una dozzina di ragazze, arriva un appello rivolto soprattutto ai cittadini, ai quali si chiede di segnalare eventuali situazioni sospette. «Anche noi - spiega dalla Caritas Laura Pensa, responsabile per la provincia di Udine dei progetti regionali contro la tratta delle donne - abbiamo difficoltà a “raggiungere” le ragazze che avrebbero più bisogno. Quelle che lavorano “al chiuso” quasi sempre vengono picchiate e, alle volte, anche tenute segregate. E’ accaduto anche che qualcuna sia stata costretta ad abortire attraverso la somministrazione di farmaci che, solitamente, vengono prescritti per utilizzi diversi».
Ultimamente la Caritas udinese si sta occupando soprattutto di giovani africane, in particolare nigeriane giunte in Italia con la speranza di trovare un lavoro per poter poi inviare denaro alla famiglia d’origine. «Quelle che si rivolgono al nostro Centro di ascolto - continua Pensa - hanno un’età compresa tra i 20 e i 30 anni. Hanno alle spalle viaggi lunghissimi attraverso il deserto, fatti di privazioni, maltrattamenti e abusi, anche sessuali. I loro aguzzini, poi, le costringono a prostituirsi con la scusa di dover recuperare i soldi del viaggio. Ma queste ragazze, che quasi sempre sono analfabete, non hanno nemmeno la percezione dell’eventuale somma da restituire. E così vivono nel terrore, tenute “in schiavitù” con minacce, botte e riti vudù».
C’è un telefono cellulare, acceso 24 ore su 24, grazie al quale si possono segnalare alla Caritas eventuali situazioni sospette: 335 1595545. Non solo, a livello nazionale c’è un numero verde anti-tratta 800 290 290 che, dopo aver ricevuto le richieste di aiuto, le “smista” a livello locale. In questo centralino lavorano anche mediatori e interpreti, quindi possono chiamare anche le persone che non conoscono l’italiano.
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