Proposti due referendum per cancellare vitalizi e indennità ai consiglieri regionali

Due referendum abrogativi saranno proposti in Friuli Venezia Giulia: uno per abolire il vitalizio dei consiglieri regionali, l’altro per cancellare la cosiddetta indennità di reinserimento. Per garantire la consultazione serviranno 30 mila firme.
UDINE.
Due quesiti referendari abrogativi: il primo per abolire l’assegno vitalizio dei consiglieri regionali del Friuli-Vg; l’altro per porre fine anche alla loro indennità di fine mandato o indennità di reinserimento. A proporli è un gruppo udinese che da quasi un anno lavora per superare i cavilli burocratici delle normative regionali in materia referendaria. Per garantire la consultazione serviranno 30 mila firme. Ma il Comitato è certo: i cittadini aderiranno in massa per abbattere questi privilegi.


Il Comitato promotore dei referendum, composto dagli avvocati Gianni Ortis e Andrea Castiglione, dall’ex segretario regionale dello Sdi, Alessandro Dario, dalla segretaria regionale della Uil Pensionati, Caterina Martina, dal sindacalista della Cgil, Gino Dorigo, dall’architetto, Adriano Conti, dall’ex consigliere regionale, Carletto Rizzi, si era messo all’opera oltre un anno fa per arrivare alla proposta referendaria di abrogazione sia dell’indennità di reinserimento o di fine mandato (circa 45 mila euro nette per ogni legislatura) e del vitalizio che parte da un minimo di 1900 euro nette mensili per un solo mandato.


Adesso, ha deciso di dare una brusca accelerazione all’iniziativa dopo che il settimanale l’Espresso ha pubblicato un articolo a firma di Tommaso Cerno dal titolo “Sconfitti e contenti”, «una sorta – spiega Caterina Martina – di mappa sugli stipendi e sui privilegi dei consiglieri regionali dai quali si deduce – come cita lo stesso settimanale – che la casta
local
dei consiglieri regionali spende e spreca come quella
global
di Montecitorio. Siamo convinti che i cittadini del Friuli Venezia Giulia firmeranno in massa contro questi privilegi».


La preparazione dei due distinti referendum che dovrebbero tenersi nella stessa giornata – spiega il Comitato – è stata particolarmente laboriosa perché le leggi regionali in materia di referendum abrogativi sono oltremodo restrittive. Per questo, l’avvocato Ortis oltre a cimentarsi in prima persona ha chiesto pareri confrontandosi con diversi colleghi, con magistrati e docenti universitari.


I quesiti dovranno essere adesso accompagnati da 500 firme dei promotori una volta depositate le quali scatterà la raccolta di firme su tutto il territorio regionale. Ne serviranno 30 mila e dovranno essere raccolte in cinque mesi. «Credo – insiste la segretaria regionale della Uil pensionati – che non incontreremo particolari ostacoli giacchè siamo convinti che si tratta di un’iniziativa particolarmente sentita dalla popolazione».


Già, ma come reagiranno i consiglieri regionali? Il Comitato si dice certo che non si tratta di un’iniziativa contro qualcuno e tanto meno contro gli attuali in carica (in Italia gli ex consiglieri regionali sono già 4 mila 500, vale a dire più di quelli in carica) e che la proposta referendaria non è né populista, né demagogica.


Personalmente – rimarca la Martina – «non sono contraria a che i consiglieri regionali si aumentino le prebende, né mi interessa quanto guadagnano al mese finché sono in carica, ma ribadisco che vitalizio e indennità di reinserimento sono uno scandalo che grida vendetta. È vero che una parte del vitalizio se lo pagano loro, ma è anche altrettanto certo che la parte più consistente se l’accolla la collettività regionale. E questo non è giusto».


Nei prossimi giorni il Comitato terrà una conferenza-stampa, poi scatterà la procedura per la raccolta delle firme. Ci siamo mossi – conclude il Comitato – perché abbiamo ritenuto che di fronte a gente che ha lavorato 30-40 anni e che adesso si ritrova pensioni da fame, questi “privilegi” siano un’ingiustizia enorme cui noi vogliamo porre la parola fine con i referendum.


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