«Pronti a rivedere le Unioni di Comuni»

La Regione non si arrocca e si dichiara pronta a una fase di consultazione con i Comuni del Fvg per definire confini e composizione delle 17 Unioni territoriali intercomunali (Uti) decise dalla giunta pochi giorni fa. La risposta ai primi cittadini arriva direttamente dall’assessore regionale alle autonomie locali Paolo Panontin che ha concluso, ieri in sala Ajace, l’incontro “Grande Udine e/o Grande Territorio–Riflessioni sul nostro futuro” organizzato dall’associazione “Gente e Idee Fvg” guidata da Daniela Lizzi e Alessandro Tesolat. Una decisione, quella della Regione, che ha sollevato tanti mal di pancia tra i sindaci in ogni angolo del territorio: dall’hinterland di Udine alla provincia triestina, dal Tarvisiano alla Destra Tagliamento.
La Uti del Friuli centrale ad oggi comprende, secondo il disegno proposto dalla Regione, l’aggregazione di nove Comuni, con una popolazione complessiva di quasi 160 mila abitanti per oltre 235 chilometri quadrati di superficie: Campoformido, Martignacco, Pagnacco, Pasian di Prato, Pavia di Udine, Pozzuolo del Friuli, Pradamano, Tavagnacco e, naturalmente, Udine. «Non è una norma scolpita nella pietra – ha affermato Panontin –: siamo pronti, c'è il nostro impegno per valutare assieme i possibili aggiustamenti e, quindi, occasioni di confronto con i primi cittadini di certo non mancheranno nel prossimo periodo». Sindaci preoccupati dall’idea di perdere le autonomie delle loro piccole amministrazioni, una “cintura” che non si riconosce nella città, differenze, forse anche culturali. Si avverte ancora troppa diffidenza tra chi sta all’interno delle mura di Udine, e chi invece ne è fuori. È questo il quadro che emerge dall’incontro di ieri, durante il quale sono scaturiti tanti dubbi e altrettanti interrogativi a cui, ora, la Regione deve dare risposta.
Anche perché, entro meno di due mesi i Comuni stessi potranno chiedere l’adesione a un’Unione diversa, oppure decidere di non aderire ad alcuna Uti (regola che vale solo per i Comuni non montani che presentano una popolazione superiore ai 5 mila abitanti). Le amministrazioni sono quindi ancora in tempo per indirizzare alla Regione le proprie proposte sulla prima stesura del Piano di riordino territoriale. La strada delle aggregazioni intercomunali è comunque obbligata e lo statuto di ciascuna Unione si presenta, comunque, come «uno strumento aperto», da declinare «secondo le diverse esigenze di ciascun territorio» ha rimarcato Panontin. E proprio ogni ente locale ha manifestato proprie peculiarità e necessità, in un confronto – moderato dal vice caporedattore del messaggero Veneto Paolo Mosanghini – al quale hanno preso parte numerosi consiglieri regionali, tantissimi sindaci dell’area udinese e tre relatori principali: Sandro Fabbro, docente di pianificazione territoriale e urbanistica dell’università di Udine, Marco Calzavara, a nome di Confapi Fvg e il vice presidente provinciale della Confcommercio Luciano Snidar.
La paura è tanta, ha messo in luce la riunione in sala Ajace. Soprattutto quella da parte dei Comuni più piccoli di essere fagocitati dal capoluogo e di perdere il proprio senso di comunità, anche se d’altro canto c’è il rischio di non comprendere culturalmente l’opportunità offerta dalla costituzione di questo nuovo tipo di aggregazione, che non può e non deve essere traguardata solo come una «somma di piccole burocrazie». La legge regionale 26 del 2014 da cui discende il Piano di riordino «non è frutto di fantasie legislative, bensì di un’analisi puntuale di un iter durato anni – ha commentato Panontin – nel tentativo di trovare un punto di equilibrio anche tra esigenze opposte espresse dalle autonomie locali del territorio».
Un tentativo con un duplice obiettivo: dare la possibilità alle Unioni e ai Comuni appartenenti a ciascuna Uti di affrontare la richiesta quotidiana di servizi che giunge dalla comunità e, d’altra parte, di trovare la giusta dimensione territoriale per sviluppare un’efficace capacità programmatoria. Insomma, dal dibattito viene a galla più che una “Grande Udine”, un’unione territoriale intercomunale del Friuli centrale che, oggi, resta ancora un grande cantiere aperto in cerca di una sua completa definizione.
Giulia Zanello
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