Profughi, sopralluogo della Soprintendenza a Villa Lovaria, ma nessuno apre la porta

La visita delle due funzionarie, accompagnate da un vigile urbano, nei locali della storica dimora venete che originariamente dovevano ospitare 38 immigrati. Si dovevano verificare i lavori eseguiti
Pavia di Udine 28 Maggio 2015. villa lovaria © Foto Petrussi TURCO MASSIMO
Pavia di Udine 28 Maggio 2015. villa lovaria © Foto Petrussi TURCO MASSIMO

PAVIA DI UDINE. Si sono presentate, puntuali e come deciso nella giornata di mercoledì, alle 15.30 a villa Lovaria “scortate” da un vigile urbano del Comune di Pavia di Udine. Hanno suonato – due volte – al campanello della porzione di villa di proprietà di Alessandro Viscovich, ma non hanno trovato nessuno ad aprire loro la porta perché l’uomo che voleva ospitare 38 profughi nella storica dimora veneta del ‘600 era – come annunciato in mattinata – assente.

E così Stefania Casucci, responsabile di zona della Soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici del Fvg, assieme alla collega fotografa e all’agente della polizia locale del comune friulano hanno lasciato villa Lovaria preannunciando, però, l’intenzione di fissare un “prossimo incontro alla presenza del signor Viscovich”.

Il sopralluogo. La visita delle due inviate della Soprintendenza, è bene ricordarlo, non riguarda più la possibilità, o meno, che a Pavia di Udine trovino rifugio 38 richiedenti asilo ospitati, sino a poco tempo fa, a Lignano.

Sull’argomento, infatti, si è già espressa mercoledì Anna Maria Affanni, direttrice facente funzione dell’organo deputato alla salvaguardia e alla conservazione delle Belle Arti, chiudendo di fatto la porta alla Croce Rossa con cui Viscovich ha stipulato un contratto già valido, del valore di 54 mila euro lordi annui, per l’affitto di due appartamenti – uno da 265 metri quadrati e l’altro da 396 - da destinare all’accoglienza dei profughi.

«La destinazione d’uso è stata cambiata – aveva spiegato Affanni – per trasformare, di fatto, la villa in un centro accoglienza. Una modifica che, a norma di legge, avrebbe dovuto essere espressamente richiesta dal proprietario».

No, come confermato da Casucci, il sopralluogo è legato proprio alla volontà di verificare l’impatto degli interventi effettuati da Viscovich, come dichiarato al “Messaggero Veneto” nei giorni scorsi, per una spesa quantificabile attorno ai 30 mila euro. Lavori per i quali avrebbe dovuto essere presentata richiesta di autorizzazione e sui quali, adesso, pende il sospetto che siano stati eseguiti abusivamente.

«Nessuno ci ha mai avvisato – ha spiegato la funzionaria della Soprintendenza – né inviato formale comunicazione per richiedere il nulla osta agli interventi. Lo abbiamo saputo soltanto dagli organi di stampa. Come Soprintendenza, quindi, abbiamo il dovere di controllare se si sia trattato di lavori edilizi in grado di mutare l’impiantistica e la struttura della dimora e, in quel caso, richiedere il ripristino delle condizioni originarie».

Il sopralluogo a villa Lovaria

Norme di legge. La visita di Casucci segue la normativa vigente in Italia e, in particolare, si basa sul decreto legislativo numero 42 del 2004, cioè il cosiddetto “Codice dei beni culturali e del paesaggio”. All’articolo 21, infatti, si specifica come “l’esecuzione di opere e lavori di qualunque genere su beni culturali è subordinata ad autorizzazione del Soprintendente” e che “l’autorizzazione è resa su progetto o, qualora sufficiente, su descrizione tecnica dell’intervento, presentati dal richiedente, e può contenere prescrizioni”.

E l’intera villa Lovaria è vincolata dal 1997 da parte dei Beni Culturali al pari del parco e del platano secolare – tanto è vero che ieri Casucci ha fatto fotografare anche lo striscione fatto appendere dal conte nella giornata di lunedì – così da obbligare i proprietari a richiedere preventiva autorizzazione prima di ogni tipo di intervento. Resta da capire, inoltre, se anche i piccoli lavori di manutenzione – testimoniati dalle foto – effettuati lunedì pomeriggio potessero essere eseguiti senza il placet della Soprintendenza.

«Qualsiasi intervento sulla villa e sul parco – ha detto Casucci – deve essere autorizzato, compresi eventuali lavori eseguiti sulla facciata muraria della dimora. Prima di dare qualsiasi giudizio, però, dobbiamo verificare la reale situazione perché non possiamo certamente basarci su semplici dichiarazioni». Bisognerà attendere ancora qualche giorno, dunque, perché, ieri, Viscovich non si trovava in casa. «Devo ammettere che il proprietario è stato allertato con ben poco preavviso – ha concluso la responsabile di zona – e che pare normale che potesse avere altri impegni. Non c’è problema, in ogni caso, perché a stretto giro di posta fisseremo un appuntamento che possa andare bene a tutti per esplorare la zona».

Lutto finito. Intanto, nella porzione di villa in mano al conte Francesco Lovaria, assieme ai fratelli Andrea, Anna e Isabella, sono state rimosse le bandiere nere che listavano esternamente a lutto le finestre di loro competenza. Resta però in piedi, e il parere della Soprintendenza in questo senso sarà fondamentale, la querelle legale dopo l’apertura dell’inchiesta d parte della Procura di Udine. Perché l’obiettivo dei Lovaria è chiaro ed è stato espresso una manciata di giorni fa dal loro legale di fiducia, l’avvocato Maurizio Miculan che ha presentato una denuncia querela in materia. «Attendiamo la relazione delle Belle Arti – aveva detto – dopo la quale arriverà il momento delle decisioni che, secondo noi, possono essere soltanto due: l’annullamento della convenzione (con la Croce Rossa e già in essere ndr) o il sequestro della proprietà».

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