Prof sospeso, parla un collega: «Un’allieva si è confidata con me piangendo: io l’ho segnalato»

Udine, il docente non ha esitato un solo istante: si è seduto davanti al computer e ha inviato una puntualissima relazione dei fatti alla preside dello Stringher

UDINE.  Una classe intera aveva individuato in lui il docente fidato cui rivelare un fatto grave. E lui, che in quella scuola lavora da oltre vent’anni con incrollabile passione, non aveva esitato un solo istante: si era seduto davanti al computer e aveva inviato una puntualissima relazione dei fatti alla preside.

Segnalazione replicata la settimana successiva, ma all’indirizzo della Questura, non avendo ricevuto nel frattempo alcun tipo di riscontro da parte della dirigenza.

Il giorno dopo la notizia della sospensione dall’insegnamento del professore dello Stringher accusato di violenza sessuale e molestie su undici allieve, sono diversi i colleghi che, vedendo il suo posto vuoto, hanno tirato un sospiro di sollievo.

E, rinfrancati dal provvedimento della magistratura, hanno deciso di raccontare quel che di questa vicenda già sapevano. «All’inizio di questo nuovo anno scolastico, era palpabile una certa tensione», ricorda un professore che, pur presentandosi con nome e cognome, chiede di ometterli, a tutela della privacy della minorenne di cui aveva raccolto la confidenza.

«A settembre – spiega – in molti erano ormai a conoscenza delle indagini e rivederlo a scuola, come se nulla fosse successo, aveva destato sorpresa. Fino alla settimana scorsa, l’avevo visto partecipare al collegio docenti in tutta tranquillità.

So bene che i tempi di un’inchiesta giudiziaria possono essere anche molto lunghi, tanto più a fronte di casi delicati come questo – continua –. E infatti a lasciare perplessi me e altri colleghi è stata piuttosto l’assenza di provvedimenti disciplinari di natura cautelare da parte della dirigenza».

Osservazione, questa, contenuta anche nell’ordinanza con cui il gip Mariarosa Persico ha accolto le richieste di applicazione cumulativa di entrambe le misure (quella interdittiva della sospensione dal lavoro e quella cautelare personale del divieto di avvicinamento) presentate dal pm Elena Torresin.

Il capo d’imputazione notificato venerdì al docente dagli agenti della Squadra mobile coordinati dal vicequestore aggiunto, Massimiliano Ortolan, annovera anche il caso della ragazza che si era rivolta a lui.

«Lo aveva fatto ai primi di giugno, insieme al resto della classe – ricorda –. L’episodio era accaduto qualche giorno prima. All’inizio, me lo raccontarono senza specificare quale fosse la compagna fatta oggetto delle attenzioni del mio collega.

Dicevano che l’aveva palpeggiata. Poi però, forse proprio perchè ancora turbata, è scoppiata a piangere. E loro, i suoi compagni, l’hanno stretta in un abbraccio. Erano tutti provati – continua – e io ho cercato di tranquillizarli, spiegando che avevano fatto il loro dovere e complimentandomi per il coraggio dimostrato».

Il passo successivo, di fronte a un “segreto” di tale portata, è stato quello di informare la dirigente scolastica. «Gli ho mandato una mail molto dettagliata – dice –, ma non ho ricevuto alcun cenno di risposta. Niente, neppure una convocazione per eventuali chiarimenti.

Allora, ben sapendo che siamo pubblici ufficiali con l’obbligo di segnalare fatti pregiudizievoli come questo, ho ritenuto opportuno rimbalzare la segnalazione in Questura. L’ho fatto la settimana successiva, scoprendo in seguito che altri colleghi, a loro volta destinatari delle confidenze dei ragazzi, avevano preso iniziative simili già in maggio».

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