Processo Regeni, prima udienza subito rinviata al 18 marzo per eccezioni tecniche. I genitori di Giulio: «Sono otto anni che aspettavamo questo momento»

L’avvocato di uno dei quattro 007 egiziani: «Noi ad oggi non sappiamo se i nostri assistiti siano ancora in vita»

Nella foto la sorella di Giulio, Irene Regeni, la madre Paola,il padre Claudio e gli avvocati all'esterno del tribunale
Nella foto la sorella di Giulio, Irene Regeni, la madre Paola,il padre Claudio e gli avvocati all'esterno del tribunale

ROMA. «Erano otto anni che aspettavamo questo momento. Finalmente speriamo che il processo possa partire. Sono state sollevate le questioni preliminari che erano già stata rigettate in tutte le altre aule di giustizia: speriamo, dopo la decisione della Consulta che rafforza molto la nostra posizione, di potere avere un processo contro chi ha fatto tutto il male del mondo a Giulio».

È quanto affermato dall'avvocato Alessandra Ballerini, legale assieme al collega Giacomo Satta, dei genitori di Giulio Regeni, al termine della prima udienza del processo a carico di 007 egiziani accusati del sequestro e dell'omicidio del giovane ricercatore friulano, tenutasi martedì 20 febbraio a Roma.

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Nel corso processo sono state avanzate dai difensori una serie eccezioni per chiedere la nullità del decreto che dispone il giudizio cui i giudici scioglieranno la riserva il prossimo 18 marzo.

Gli 007 egiziani scomparsi

«Noi ad oggi non sappiamo se i nostri assistiti siano ancora in vita». Lo ha detto l’avvocato Tranquillino Sarno, il difensore di Athar Kamel Mohamed Ibrahim, uno dei quattro agenti della sicurezza egiziana imputati nel processo per le torture e l’omicidio di Giulio Regeni in corso a Roma.

«Le eccezioni riguardano sia la giurisdizione dello stato italiano e sia altre questioni tecniche già rigettate dal gup - ha ricordato il penalista parlando a margine dell’udienza con i giornalisti -. Chiediamo, sulla base della novità che ha portato la sentenza della Corte Costituzionale, che l’ordinamento si plasmi». «Abbiamo chiesto di far sapere all’Egitto - ha detto - che sono cambiati i presupposti. La sentenza della Corte costituzionale dice che anche in mancanza di notifica agli imputati in questo specifico caso il processo si può fare. E visto che la sorte degli imputati dipende da un terzo, ossia lo stato egiziano che non mi risulta un paese tendenzialmente democratico, abbiamo prospettato la questione alla corte».

«Così non sono in grado di difendere il mio assistito. Non so dal capo di imputazione come il mio assistito avrebbe causato il sequestro di Giulio Regeni», aveva affermato in aula poco prima l’avvocato Sarno.

Boldrini in tribunale con la famiglia Regeni

«Oggi non potevo che essere al fianco di Paola, Irene e Claudio Regeni, al processo contro i quattro militari egiziani accusati di avere sequestrato e torturato Giulio per nove giorni e nove notti fino ad ucciderlo. Finora la ricerca della verità è stata ostacolata in ogni modo dalle autorità egiziane e solo grazie a una sentenza della nostra Corte costituzionale, adesso può andare avanti anche senza che sia stato possibile notificare gli atti agli imputati. La famiglia Regeni potrà sempre contare sulla nostra vicinanza, su quella di tante associazioni e sulla scorta mediatica che non li ha mai lasciati soli. Siamo qui per Giulio, per tutti gli attivisti, gli oppositori e coloro che sono arbitrariamente detenuti in Egitto e per tutelare la dignità del nostro Paese».

Lo ha dichiarato Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo.

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