Processo ai vip, terzo rinvio a giudizio

Terzo rinvio a giudizio per i vip coinvolti nell’inchiesta della Procura di Udine su una presunta evasione fiscale milionaria. Attraverso una serie di contratti di “stock lending” e “loan agreement” ed emettendo fatture per operazioni inesistenti, gli imprenditori, supportati dai loro commercialisti, avrebbero infatti evitato di versare al Fisco una somma complessiva vicina ai 5 milioni di euro negli anni tra il 2004 e il 2006.
I reati ipotizzati con le operazioni più “vecchie” scoperte dalla polizia tributaria della Guardia di Finanza però sono già caduti in prescrizione. E il rischio che tutto il processo finisca con un nulla di fatto è decisamente alto.
Il Gup di Udine, Daniele Faleschini Barnaba, ha infatti dichiarato il non luogo a procedere per le fattispecie in contestazione più datate nel tempo, e in particolare per quella relativa alla società di cosmesi Givieffe spa del milanese Lucio Fusaro (l’unico degli undici indagati a uscire definitivamente dal processo) e la prima annualità - il 2004 - in contestazione a Elio Beltrame, legale rappresentante del Centro commerciale discount di Pozzuolo. Sono cadute, per le stesse operazioni anche le contestazioni per Stefano Botti della Scf e per il commercialista Gianattilio Usoni, mentre il giudice ha rinviato a giudizio dieci persone per l’ipotesi originariamente contestata dalla Procura, ovvero l’utilizzazione di fatture false per operazioni inesistenti.
Il prossimo 22 novembre compariranno quindi a giudizio il presidente della Confindustria Fvg, Alessandro Calligaris, il goriziano Pietro Paolo Santini, firmatario delle dichiarazioni fiscali della Calligaris di Manzano, Antonio Maria Bardelli del Città Fiera di Udine, Carletto Tonutti dell’omonima industria di macchine agricole di Remanzacco, Elio Beltrame, legale rappresentante del Centro commerciale discount di Pozzuolo, Andrea e Daniele Specogna, legali rappresentanti dell’omonima impresa di Cividale, i commercialisti udinesi Gianattilio Usoni e Claudio Gottardo, oltre a Stefano Botti di Novara, legale rappresentante della Scf spa. Sarà però il giudice del dibattimento ad accertare la sussistenza dei reati, la loro qualificazione giuridica e l’attribuibilità agli imputati.
Per la Procura (i titolari dell’inchiesta sono il procuratore aggiunto Raffaele Tito e il sostituto Lucia Terzariol) si è trattato di una frode fiscale frutto di una dichiarazione fraudolenta come previsto dall’articolo 2 del decreto legislativo 74 del 2000, accusa che il Gup Paolo Alessio Vernì aveva inizialmente riqualificato rinviando a giudizio una prima volta gli indagati in base all’articolo 4 della stessa legge ritenendo che si trattasse invece di una «dichiarazione infedele». Motivo per cui il giudice monocratico Mauro Qualizza aveva rimandato indietro il decreto una prima volta ripetendosi poi anche quando c’era stato il secondo rinvio “corretto” riprendendo la tesi della Procura, ma senza passare per una nuova udienza preliminare. Così, ieri, la nuova udienza preliminare è toccata al Gup Faleschini Barnaba che ha deciso per il terzo rinvio a giudizio lasciando al dibattimento il compito di valutare se i contratti di stock lending o quelli di finanziamento triennale con clausola di reverse convertible con società estere, abbiano o meno generato una frode o un’elusione. Sempre che nel frattempo non cada tutto in prescrizione.
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