«Prezioso archivio donato al Comune “dimenticato” dopo tre anni a Roma»

Dopo il caso delle opere d’arte ora arriva quello dei lasciti. Non un lascito comune, ma quello del musicologo Mario Bortolotto, deceduto nel 2017. Per volontà testamentaria, pur vivendo da molti anni a Roma, Bortolotto ha lasciato in eredità al Comune di Pordenone, città che gli diede i natali il 30 agosto 1927, la sua collezione di dischi, spartiti e libri, nonché una quota in denaro per acquistare i supporti su cui allestire il materiale. Ma che fine ha fatto quel patrimonio? A rilanciare la richiesta, ancora una volta, è il musicista Massimo De Mattia, chiedendo alle forze politiche di opposizione di occuparsi dell’archivio “dimenticato”, di capire cosa sia accaduto.
In realtà la questione del lascito Bortolotto era già approdata in consiglio comunale ad aprile dello scorso anno. Era stato il consigliere dei Cittadini, Piero Colussi, a portarla all’attenzione dell’amministrazione comunale. Colussi aveva chiesto conto di quella volontà testamentaria e aveva suggerito alla giunta di studiarne l’inserimento nella nuova casa della musica in piazza della Motta. Il consigliere successivamente, come conferma lui stesso, ha avuto anche un incontro con il sindaco sul tema, ma dopo quel confronto non ha avuto più informazioni.
Allo stimolo di De Mattia ieri ha risposto il capogruppo M5s Samuele Stefanoni, che già si era fatto interprete della battaglia per il “censimento” delle opere d’arte che negli anni sono venute a mancare dai musei.
«È un tema che merita senz’altro di essere approfondito – dice Stefanoni – per cui siamo al lavoro. Stiamo valutando quale strumento utilizzare, se l’interrogazione o altro». Il Comune fa sapere che nulla è sparito, semplicmente la comunicazione tra gli eredi e il municipio sembra essere sospesa. All’inizio del 2019, comunque un anno e mezzo dopo la morte del critico musicale, è stata inviata agli eredi una lettera per chiedere una trasmissione dettagliata del lascito di Bortolotto, così da poter valutare come e soprattutto dove accogliere il patrimonio donato dallo studioso. A quella lettera nessuno ha mai risposto. Dalle ultime informazioni in possesso dell’assessorato alla cultura, il materiale si trova in un appartamento di Roma. È prassi del Comune, prima di accettare un lascito, valutare e quantificare il materiale donato, anche perché gli spazi a disposizione non sono molti. Più di qualcuno, anche nel recente passato, ha provato a donare libri alla biblioteca, ma non sono stati accettati per mancanza di spazio. Certo il lascito di Bortolotto, che tra le varie cose è stato accademico effettivo di Santa Cecilia e ha scritto numerosi saggi, non si può definire un’eredità qualunque. —
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto