Preside vieta le ricariche dei telefonini in classe

Il dirigente della scuola Zanussi di Pordenone: «Rischiano di danneggiare i pc» A imporre il provvedimento ragioni di sicurezza e di riduzione dei costi

«Ricarica dei cellulari vietata nell’Isis Zanussi». Stop ai cavetti abusivi in aule, corridoi e laboratori della scuola di Pordenone: la circolare 200 del dirigente Giovanni Dalla Torre ha bloccato l’abitudine di 700 studenti di agganciare il cavetto dello smartphone alla rete elettrica nell’istituto in via Molinari. È il primo caso a scuola in un’ottica di riduzione dei costi pubblici (paga le bollette elettriche l’Uti Noncello dopo il subentro all’ex Provincia nel 2017), ma soprattutto di tutela del parco macchine. E per la sicurezza di studenti e professori dal rischio di inciampare. L’uso del cellulare per scopi didattici è stato sdoganato dal ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli qualche mese fa, ma ora è scattato il disco rosso alle ricariche in classe.

«I docenti e i tecnici di laboratorio mi hanno segnalato il problema del rischio di trasmissione virus quando gli studenti applicano cavetti e Usb ai computer: possono quindi danneggiare il parco macchine dell’istituto – ha spiegato il capo di istituto Dalla Torre –. Poi c’è il fatto che ricaricano i cellulari nelle prese della scuola ovunque: nelle aule, nei laboratori, anche nei corridoi. La rete elettrica a bassa intensità può saltare, provocando chiusure improvvise dei computer accesi e magari danni ai sistemi operativi. A questo punto abbiamo deciso di vietare l’utilizzo scorretto della rete elettrica nel nostro istituto».

Il risparmio che si ottiene è di mezzo euro a ricarica, forse, ma è il principio che conta e soprattutto la sicurezza. Lo Zanussi è stato anticipato dalla compagnia aerea Ryanair che ha adottato la stessa politica: zero ricariche dei cellulari per i dipendenti.

All’istituto Zanussi il problema è quello degli sbalzi di energia che creano turbolenze nei computer in rete e poi si aggiunge il costo dell’elettricità consumata dai dispositivi degli alunni, che attaccano i caricabatterie alle prese di corrente installate nelle classi. «I nostri studenti hanno capito lo spirito del divieto – ha spiegato Dalla Torre –. Note disciplinari per chi non osserva le regole: eravamo arrivati al paradosso che alcuni cellulari agganciati alla presa per la ricarica venivano calpestati inavvertitamente».

C’è pure chi li ha dimenticati collegati e a recuperarli ci hanno pensato i bidelli. «Un caos da disciplinare – hanno segnalato alcuni docenti – per evitare sanzioni e anche aggravi di spesa».

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