Pozzecco: "Io, un triestino da Nba che ha Udine nel cuore"

Uno dei simboli della pallacanestro italiana lancia l’Apu in vista del derby: «L’Alma è fortissima, ma coach Lardo sa come fermarla»

UDINE. «Groppo, Tramacere, Flebus, Robertino Bardini, Paolo Di Leo, Giovanni Bon, coach Ivancich, Cozzarolo, Ziggiotti, Gattolini, Drusin, Mulloni, Masa Galluzzo, il presidenteFantini, il vice Riccobono: che squadra era quella Emas di Cividale. Stagione 1990-1991, vincemmo la serie D. Se sono diventato un professionista lo devo a quella stagione».

Il meglio di Gianmarco Pozzecco, il re "nostrano" della pallacanestro

Incredibile, Gianmarco Pozzecco è uno dei simboli del basket italiano, per vent’anni è stato imitato da migliaia di ragazzini alti un metro e ottanta che volevano essere lui. Uno scudetto a Varese, un argento olimpico ad Atene, ha sfiorato l’Eurolega con la Fortitudo e lo sbarco in Nba, ha guadagnato un sacco di soldi. Eppure quella stagione di 26 anni fa a Cividale per lui resta indimenticabile.

«È vero, uno scudetto e un campionato di serie D sono vittorie diverse, ma quel trionfo a Cividale lo metto allo stesso livello dei miei trionfi più belli. Sono ancora in contatto con quasi tutti, ecco no...mi piacerebbe rivedere Picciotto».

Poz, domenica si gioca il derby Udine-Trieste a Cividale...

«Magnifico. Io, triestino fino al midollo, nato a Gorizia, che in Friuli ho capito che il basket sarebbe stata la mia vita. Mi pescarono dall’Inter 1904».

Dopo Cividale due stagioni a Udine, prima Rex in A2 poi Goccia di Carnia in B...

«Dalle botte in allenamento, e in spogliatoio, del grande Robertino Bardini, indimenticabili le partite al flipper di casa sua, agli allenamenti con un mito: Lorenzo Bettarini. Andavo a scuola, quando ci andavo, al Bertoni a Udine...Prima coach Bosini, che mi diede fiducia quando nessuno credeva in me, poi Rudy D’Amico quindi Claudio Bardini, tanto diverso dal fratello, del resto il Padre Eterno non può fare sempre dei capolavori! (risata ndr) Che grandi stagioni, quanti ricordi».

Insomma, un triestino che ama Udine...

«Sono orgoglioso di essere triestino, ma amo Udine, mi piace da matti il progetto della Gsa, Davide Micalich e il presidente Pedone hanno entusiasmo da vendere».

È vero che due anni fa fu a un passo dal sedersi sulla panchina di Udine?

«Sì, ne parlammo in barca. Ma ero appena andato via da Varese, non era il momento. Certo, un giorno a Udine mi piacerebbe allenare. Ora sono vice coach al Cedevita Zagabria, in futuro vedremo».

Il capitano di Trieste Coronica (fresco di laurea, congratulazioni) all’andata esibì la maglietta con la scritta “Odio Udine”, che ne pensi?

«Coronica è un bravissimo ragazzo, la sua grinta è lo specchio della sua squadra, ma quella maglietta io non l’avrei messa. Di...cazzate nella mia carriera ne ho fatte tante. Ma la maglietta no. Perché nella mia carriera mi è sempre maledettamente stato sulle scatole perdere, e quindi ho sempre avuto rispetto per gli sconfitti. Comunque la maglietta di Coronica non deve essere strumentalizzata».

Boniciolli dice: basta ipocrisie, le squadre sono rivali è il derby...

«Bravo Matteo. Il campanilismo ci sta. Ho giocato a Livorno l’anno dopo la fusione delle due squadre: la città non era la stessa. E poi...qualche esperienza nei derby Varese-Cantù ce l’ho. E vi assicuro che non erano rose e fiori al Pianella specie per me...».

Udine è nei guai: deve vincere per evitare i play-out, ma parte nettamente sfavorita...

«Nel 2012 mi chiamano ad allenare a Capo d’Orlando, zero partite vinte su sei. Arriva il derbissimo con Barcellona Pozzo di Gotto, la capolista: siamo stra-sfavoriti eppure vinciamo noi. Il derby è il derby, vince chi ha più fame. E poi coach Lardo è un volpone della panchina».

Ma in vent’anni di basket un Udine-Trieste non l’ha mai giocato...

«Come no: Lignano basket, stagione 1991-1992. A un certo punto i tifosi triestini smettono di tifare per la Stefanel e cominciano a parteggiare per i tre triestini della Rex: io, Zorro Zarotti e Terry Tyler, che aveva portato in A1 Trieste...che ricordi».

Quindi chi vince?

«Io dico Udine, anche se il progetto Trieste mi intriga moltissimo. Ci sono un grande coach come Dalmasson e una squadra unita e vincente».

Okoye è in calo, a Varese l’hai allenato...

«Tranquilli, Stan è una sicurezza e ha enormi margini di miglioramento. E poi Veideman mi pare che possa sostituire Ray alla grande, a Imola ha giocato bene».

I “solo cinque minuti” al telefono promessi al Poz sono diventati oltre 50. A presto coach...Lui: «Se Mrsic ordina allenamento per domenica mattina prendo la macchina e da Zagabria in tre ore sono a Cividale. Come faccio a perdermi una festa così?».

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