Positivi, asintomatici o negativi dopo settimane: le procedure e cosa c'è da sapere prima di rientrare al lavoro dopo il Covid

UDINE. Dal periodo di isolamento alla verifica della negatività tramite test molecolare, dalle visite del medico curante fino alla documentazione necessaria per rimettere piede in azienda. Tornare al lavoro, dopo aver contratto il Covid-19, non è affatto semplice. E non solo per le complicazioni mediche per la salute, inevitabilmente connesse all’impatto – più o meno forte - del virus sui polmoni e sull’intero organismo. Bisogna tenere presente anche la dettagliata serie di regole e procedure da rispettare per garantire la propria e l’altrui sicurezza sul posto di lavoro.
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Ecco allora le ultime indicazioni - che si precisa possono essere ulteriormente aggiornate in futuro, sulla base dell’evoluzione del quadro epidemiologico, delle conoscenze scientifiche e del quadro normativo nazionale - sulla riammissione in servizio dopo l’assenza causa Covid-19, previste della direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute. I casi particolari che potrebbero verificarsi sono rappresentati, in questo articolo, da un elenco di domande e risposte.
Come avviene il reinserimento lavorativo del lavoratore che si è ammalato e ha manifestato una polmonite o un’infezione respiratoria acuta grave oppure di colui che ha dovuto affrontare il ricovero in terapia intensiva e che quindi può continuare ad accusare disturbi rilevanti?
Il medico competente, per quei lavoratori che sono stati affetti da Covid-19 per i quali è stato necessario un ricovero ospedaliero, previa presentazione di certificazione di avvenuta negativizzazione, effettua la visita medica prevista, quella precedente alla ripresa del lavoro a seguito di assenza per motivi di salute di durata superiore ai sessanta giorni continuativi. L’obiettivo è verificare l’idoneità alla mansione (anche per valutare quanti e quali possono essere i rischi) indipendentemente dalla durata dell’assenza per malattia.
Il lavoratore è risultato positivo e ha presentati sintomi: come deve comportarsi?
Si tratta dei casi che presentano i sintomi di malattia, ma che non rientrano nella categoria indicata nella domanda precedente. Per queste persone, è possibile rientrare in servizio dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi (non considerando la perdita dell’olfatto e le alterazioni del gusto, che possono avere prolungata persistenza nel tempo) accompagnato da un test molecolare negativo eseguito dopo almeno tre giorni senza sintomi.
Nel caso del lavoratore positivo e asintomatico, invece, qual è la procedura per il rientro?
Per tornare al lavoro è sufficiente trascorrere un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa della positività, al termine del quale risulti eseguito un test molecolare con risultato negativo.
Quali documenti devono presentare all’azienda i lavoratori risultati positivi, che si tratti di sintomatici o di asintomatici?
Ai fini del reintegro, il dipendente invia, anche in modalità telematica, al datore di lavoro per il tramite del medico, la certificazione di avvenuta negativizzazione.
Cosa accade al lavoratore che positivo si è negativizzato, ma convive con familiari ancora positivi?
Questi dipendenti, la cui guarigione è stata certificata da un tampone negativo, non devono essere considerati alla stregua di contatti stretti con obbligo di quarantena, ma possono essere riammessi in servizio nelle modalità sopra richiamate.
I soggetti che continuano a risultare positivi al test molecolare e che non presentano sintomi da almeno una settimana (sempre fatta eccezione per la perdita dell’olfatto e per le alterazioni del gusto, che possono perdurare per diverso tempo dopo la guarigione), possono interrompere l’isolamento dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi, ma...
In questi casi vale il principio della massima precauzione. I lavoratori positivi oltre il ventunesimo giorno saranno riammessi a lavoro solo dopo la negativizzazione del tampone molecolare o antigenico effettuato in una struttura accreditata o autorizzata dal servizio sanitario. Sarà il dipendente a dover inviare il referto, anche in modalità telematica, al datore di lavoro, tramite del medico.
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Come viene coperto il periodo eventualmente intercorrente tra il rilascio dell’attestazione di fine isolamento e la negativizzazione?
Nel caso in cui non sia possibile lo smart working, questo intervallo di tempo dovrà essere coperto da un certificato di prolungamento della malattia rilasciato dal medico.
Quali sono gli step per la ripresa del servizio della persona contatto stretto di un caso di positività?
Per prima cosa il lavoratore deve informare il medico curante, che rilascia la certificazione medica di malattia, salvo che il lavoratore stesso non possa proseguire la sua attività attraverso il lavoro agile. Dopo aver effettuato il necessario periodo di quarantena di 10 giorni dall’ultimo contatto con il soggetto positivo, si sottopone all’esecuzione del tampone e il referto di negatività è trasmesso dal Dipartimento di sanità pubblica o dal laboratorio dove il test è stato effettuato al lavoratore, che ne informa il datore di lavoro tramite il medico.
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