«Porto di Aprilia, opportunità di lavoro»

Rinascita dopo l’inchiesta sui dragaggi. Il presidente del circolo nautico: «Sogno un complesso termale»
C’è molto di Pordenone nel cuore di Aprilia Marittima. E non solo perché il presidente del circolo nautico, Flavio Caramia, vive a Brugnera e lavora in provincia (originario della Puglia, funzionario di Stato con la passione del mare e della produzione dell’olio d’oliva), ma anche perché molti pordenonesi stanno scommettendo in quella che è una piccola industria. C’è chi sta infatti portando nuovamente la barca ad Aprilia, dopo l’inchiesta sui dragaggi del 2012, e chi ci lavora come artigiano.


«Aprilia Marittima è un’opportunità anche per il nostro territorio e mi piace pensare che anche il Comune di Pordenone possa trovare una forma di collaborazione perché avere uno “sbocco” al mare è interessante, soprattutto per un territorio che vuole crescere anche sotto il profilo turistico» commenta Caramia. Diventato presidente nel 2012, Caramia ha conosciuto i momenti più difficili del porto «perché l’inchiesta ha inevitabilmente portato molti a spostare la barca altrove, soprattutto in Croazia. Accertata l’assenza di inquinamento, grazie alla sensibilità della procura e della Regione che hanno cercato di accelerare le procedure per far ripartire l’attività, Aprilia ha ripreso a crescere. Ci sono 2600 posti barca in darsena e duemila a terra, è uno dei più importanti porti ituristici europei, anche per volume di posti di lavoro: 620 circa, indotto compreso. E’ come una grande azienda». La nautica è soprattutto lavoro secondo Caramia: «Molti ancora la vedono come un lusso, invece è soprattutto una passione, passione per il mare. Io ho un posto barca, non percepisco rimborsi per la mia attività, ma ho un grande amore per il mare e come me molte persone».


Negli anni dell’inchiesta «Le persone che lavorano qui venivano da me e mi chiedevano un aiuto, avevano paura per loro e le loro famiglie. Per fortuna quella fase è passata e stiamo crescendo nuovamente proponendo servizi di qualità anche a terra, soprattutto nella cantieristica. Siamo di nuovo competitivi per cui gli armatori che erano andati all’estero stanno rientrando».


In piena estate – con presenze che oscillano tra le 25 e le 30 mila – questa fetta di regione diventa una città internazionale. «Per poter puntare su uno sviluppo ulteriore economico e turistico – analizza Caramia – il porto però non basta. La vera sfida sarebbe poter realizzare, e lo spazio ad Aprilia ci sarebbe, uno stabilimento termale. Dove c’è il deposito delle acque a terra c’è un giacimento termale che consentirebbe di realizzare un importante polo. Tra barche e terme, poi, si potrebbe dare occupazione a tante altre persone. Ad Aprilia ci sono barche di pordenonesi, veneti, friulani, ma anche austriaci e tedeschi. La creazione di un complesso termale farebbe la differenza. La speranza è che i tempi siano maturi per trasformare il sogno realtà».


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