Pordenone, pestato da coetanei: il video delle botte Finisce sul web
Caso di bullismo denunciato da una madre. I protagonisti sono studenti della scuola media Centro storico: sono stati denunciati alla polizia

PORDENONE.
Braccato tre volte da tre compagni di classe, è stato picchiato e filmato unicamente per il gusto di far girare il video su Facebook. A denunciare il clamoroso caso di bullismo è una mamma pordenonese. Assistita dall’avvocato Francesco Ribetti, ha in mano non solo il verbale della denuncia fatta alla polizia, ma pure il referto del Pronto soccorso che certifica i traumi conseguenti all’ultimo pestaggio.
Unica a non aver preso posizione e a declinare qualsiasi responsabilità, stando a quanto riferito dalla madre, è la scuola dove è avvenuto il primo dei tre agguati, ovvero la Centro storico di via Gaspare Gozzi, la cui dirigente reggente, quest’anno, è Luciana Renna.
Il video.
Nel video su Facebook si vedono i tre dodicenni (tutti italiani) prendere di mira il compagno di classe. Una serie di fotogrammi, estremamente nitidi e con tanto di accompagnamento audio, che racconta più di mille parole. Ciò che trasmette è invece presto detto: disgusto per una brutalità priva di qualsiasi senso.
Il racconto.
«Che mio figlio fosse diventato vittima della violenza gratuita di tre compagni di classe – racconta la madre – l’ho scoperto per caso. Mentre faceva la doccia – riferisce – ho notato che era pieno di lividi. Gli ho chiesto cosa fosse successo, mi ha risposto che era caduto. Che il motivo fosse un altro, l’ho saputo poco dopo da mia figlia: navigando in Facebook ha riconosciuto suo fratello in un video che mostrava un pestaggio».
La dinamica.
Immagini inequivocabili: il ragazzino gettato a terra dal primo compagno di classe, mentre il secondo, nei panni di regista, lo incita e gli da le dritte su come e dove picchiarlo, e addirittura quali minacce gridare. Il tutto, filmato dal terzo studente, il cineasta dei tre, che riprende la scena col telefonino. Uno schifo.
I silenzi.
«Mio figlio taceva – riprende il racconto –. Per paura, per pudore, per timore di essere emarginato. Così come hanno taciuto, minacciate di ritorsioni, alcune ragazzine che hanno assistito al primo dei tre pestaggi, nel cortile della scuola». Questo è un ulteriore motivo di sdegno della madre: l’atteggiamento del corpo docente. «Oltre ad aver appurato che mio figlio era stato picchiato per ben tre volte dagli stessi compagni di classe, ho pure scoperto che la prima volta è stato malmenato nel cortile della scuola, durante la ricreazione. Possibile che gli insegnanti che controllano i ragazzi non abbiano visto nulla? E quando è rientrato in classe zoppicando, com’è che nessuno gli ha chiesto niente?».
Il rapporto con la scuola.
E più occhi chiusi e orecchie tappate si è trovata di fronte, più la rabbia è salita. «Ho riferito e chiesto conto di quanto successo a mio figlio alla dirigente reggente – racconta ancora –. E, giusto per sgomberare il campo da dubbi su quanto stavo dicendo, ho messo in mano a chi di dovere il dischetto con il video del pestaggio. Bene: prima sono stata invitata a non fare piazzate a scuola, dopo di che mi è stato detto che, se la Centro storico non è di mio gradimento, non faccio altro che spostare altrove mio figlio!».
«Atteggiamenti del genere sono quanto mai dannosi – si sfoga –, perchè i problemi non si risolvono negandoli e facendo finta che non esistano. Oltretutto, stiamo parlando di ragazzi che sono poco più di bambini, che è possibile e doveroso riportare in carreggiata con ogni strumento a disposizione. E chi lo deve fare, se non i genitori, assumendosi la responsabilità di educare i propri figli, e la scuola, attraverso adeguati modelli ed esempi di comportamento?».
Lo sdegno.
Se la sorella non avesse scoperto su Facebook il video incriminato, con il terzo e ultimo pestaggio dopo quelli in via Marsure e vicino a piazzetta Cavour, chissà per quanto tempo la faccenda sarebbe andata avanti. «Quello che mi fa inorridire ancora di più – è la riflessione della mamma – è che questi pestaggi avvenivano, per così dire, a titolo gratuito. Mio figlio non ha preso botte per soldi, per vendetta, per qualsiasi altro motivo uno voglia trovare, ma per il solo gusto di tre ragazzini di farsi belli di fronte agli amici. E’ così che si diventa famosi, al giorno d’oggi? Con le famiglie e con gli insegnanti che fanno finta di non vedere o che minimizzano? No, non ci sto».
La denuncia.
Dalle parole, la signora è così passata ai fatti. Innanzitutto, ha portato suo figlio al Pronto soccorso, dove i sanitari gli hanno riscontrato traumi e contusioni multiple (oltretutto, nel video si vede come il ragazzino, durante il pestaggio filmato a ridosso di via Marsure, sfiori con il capo gli spigoli di un tombino in cemento). Assistita dall’avvocato Ribetti, il passo successivo è stato quello di denunciare l’accaduto e consegnare copia del video alla polizia di Stato. «Non lo faccio solo per quanto accaduto a mio figlio – conclude –, ma anche perché voglio continuare a credere di poter vivere in una società civile». E noi con lei. Grazie signora.
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