Pordenone, la Caritas denuncia: "Trucchi sul business degli abiti usati"

PORDENONE. La raccolta di indumenti usati sta facendo proliferare un vero e proprio business che ha preso piede anche nella nostra provincia.
Così, per fare chiarezza sulla “filiera” dell'abito usato e per lanciare i nuovi cassonetti, don Davide Corba per la Caritas con la cooperativa Karpos, rappresentata dalla presidente Paola Marano, e il consorzio per il riutilizzo degli indumenti usati Tesmapri, con il presidente Edoardo Amerini, hanno indetto ieri una conferenza stampa.
La convenzione. La raccolta effettuata dalla Caritas diocesana, nei cassonetti che ne riportano la scritta e nei quali compare anche il nome della cooperativa Karpos che ne effettua lo svuotamento, serve in primo luogo a soddisfare le esigenze nel territorio della diocesi.
Il restante viene dato al consorzio Tesmapri a fronte di un corrispettivo definito dalle parti, utilizzato dalla Caritas per i propri scopi benefici e dalla Karpos (coop sociale di tipo B che occupa il 35 per cento di persone in difficoltà) per le proprie attività.
La Tesmapri riutilizza gli indumenti ricevuti rivendendone in parte (circa il 50 per cento) ai mercatini dell'usato e vintage, il restante come materia prima.
La concorrenza. Da qualche tempo i tre soggetti segnalano la presenza di altri cassonetti, sempre gialli, che possono trarre in inganno chi è convinto di lasciare i propri indumenti usati alla Caritas, ma così non è.
«Questi cassonetti sono posizionati in posizioni strategiche – è stato riferito in conferenza – per esempio all'uscita di alcuni supermercati, o accanto a pompe di benzina, non si sa da chi, oppure da una ditta che si chiama Il Sole e ha sede a Pernumia, in provincia di Padova.
Tale ditta dichiara di sostenere iniziative benefiche, mentre altri cassonetti di non chiara identificazione usano immagini di bambini africani per attirare l'attenzione del pubblico».
In conferenza è stato sottolineato che i loro cassonetti sono collocati in suolo pubblico: Karpos sottoscrive una convenzione con i Comuni e le municipalizzate dei rifiuti nella quale è prevista la gratuità dell'occupazione del suolo.
«Non si può dire lo stesso degli altri cassonetti gialli – affermano – già denunciati come abusivi: oltre a trarre in inganno, non sono coperti da alcuna autorizzazione». Su questo, le altre società si difendono dicendo che non si tratta di rifiuti ma di donazione. «Non è così – ha riferito Amerini –. Una volta che si inseriscono gli oggetti nel cassonetti, sono considerati rifiuti».
I nuovi cassonetti. Per rendere più riconoscibili i cassonetti Caritas, verranno ricoperti con nuovi adesivi che renderanno più chiaro il percorso degli abiti e ne metteranno in evidenza l'appartenenza.
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