Pordenone, in via Rotate il dormitorio dei rifugiati

PORDENONE. La nuova struttura per l’accoglienza in fase di realizzazione da parte della Croce rossa troverà collocazione in città, in via Rotate 10. Oggi alle 10 sarà al centro della riunione del comitato dell’ordine e sicurezza in Prefettura.
Le sensibilità, su questo aspetto, sono diverse, anche all’interno della giunta comunale: c’è chi considera questa nascitura realtà come una calamita per nuovi arrivi di richiedenti asilo a Pordenone, città già in sovrannumero, e chi la vede invece come l’unica soluzione per ridurre – eliminare sembra impossibile – l’emergenza che si riversa sulle strade.
La struttura. La filosofia che sottende alla realizzazione della nuova struttura per l’accoglienza, a cura della Croce rossa, parte dal presupposto di dare un pasto e un tetto sotto cui dormire a chiunque abbia problemi abitativi, sia a persone straniere che a italiani.
Naturalmente, in una situazione come quella attuale, con oltre 60 richiedenti asilo che si trovano per strada, la struttura verrebbe saturata soltanto con loro. Ma il presidente della Cri di Pordenone, Giovanni Antonaglia, intende sottolineare questo aspetto. «Non è una struttura per richiedenti asilo – afferma – ma a disposizione di chiunque abbia bisogno, sia italiani che stranieri».
La cena sarà erogata a tutti, così come avviene già oggi con il pasto che viene servito nella sede del comitato. Per l’alloggio notturno, saranno a disposizione almeno inizialmente 24 posti letto: non risolverà il problema di quelli che attualmente dormono nel fossato di fronte alla caserma Monti, ma almeno lo arginerà. Le persone che si avvicineranno al servizio saranno registrate e gli elenchi verranno inviati quotidianamente alle forze dell’ordine.
La struttura, che si trova in area densamente abitata, era stata fino a un anno fa occupata da una trattoria: dopo la chiusura dell’attività non è più stata utilizzata. Di fronte si affaccia un parco giochi frequentato dai bambini del quartiere.
Il comitato. Oggi si riunisce in Prefettura il comitato per l’ordine e la sicurezza, al quale partecipano le realtà che si occupano della gestione del territorio e che è aperto anche al Comune e al comandante della polizia municipale. Per l’occasione, si parlerà proprio dell’apertura della struttura della Cri. Le perplessità non mancano, anche da parte dello stesso prefetto.
Anche da una parte dell’amministrazione comunale provengono i dubbi. I più perplessi appaiono il sindaco Alessandro Ciriani e l’assessore alla sicurezza Emanuele Loperfido. Quest’ultimo afferma che «l’opera della Croce rossa è ammirevole, ma l’apertura di una struttura del genere in cui si dà da mangiare e da dormire a richiedenti asilo, ha ripercussione sul territorio. Soprattutto in un territorio come Pordenone che ha già un numero notevole di richiedenti asilo».
Le presenze. Sono 61 i richiedenti asilo senza alloggio che hanno trovato posto nell’area antistante l’ex caserma Monti, oggi sede dell’hub. Non un’area vera e propria, ma un fossato a bordo della strada regionale 251, con problemi di sicurezza sia per gli automobilisti che possono trovarsi davanti, all’ultimo, le persone a bordo strada, sia per gli stessi richiedenti asilo che, avvicinandosi troppo ai margini della carreggiata oppure attraversando inavvertitamente, possono essere urtati o investiti.
I casi. «La maggior parte ha le carte in regola per entrare all’hub, ma non c’è posto – spiega Rete solidale –. C’è comunque una parte, seppur piccola, di persone che deve rinnovare il permesso di soggiorno, ma attende settimane senza un posto dove stare. Perché non permettere di effettuare queste pratiche nelle città in cui risiedono? E perché non incaricare i Comuni di espletare alcune pratiche anagrafiche, che invece devono essere effettuate soltanto dalle Questure, già oberate di lavoro e con poco personale?».
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