Pordenone, gli esuli istriani bacchettano l’Anpi: «Accetti la storia, l’abbiamo vissuta»

Silvano Varin: ricordiamo bene le torture ai nostri familiari. Il sindaco: i perseguitati vivono tra noi, basta mistificazioni

PORDENONE. Sono passati decenni, il quadro politico è radicalmente cambiato eppure «c’è ancora chi continua a rinnegare anche l’evidenza». Come una parte dell’Anpi, «come abbiamo visto in questi giorni, che voglio pensare non riceva sovvenzioni pubbliche» per «raccontare falsità». Dopo lo sfogo, quello del presidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Silvano Varin, l’ammissione di Alessandro Basso, consigliere regionale e dirigente scolastico: «C’è ancora molta strada da fare». E il guanto di pace del sindaco Alessandro Ciriani: «Si tiri una riga, una nazione matura è in grado di farlo e la nostra lo è».

Per la prima volta la Giornata del ricordo sarà celebrata in grande stile, a Pordenone, con una serie di eventi che cominceranno martedì per concludersi il 5 aprile. La presentazione del cartellone, e non poteva essere altrimenti, è diventata occasione di mettere i puntini sulle i di una ricorrenza che fatica a trovare «il giusto spazio» nella società.

Nella copertina del programma, il volto di Norma Cossetto. «Rappresenta migliaia di persone gettate nelle foibe, una tragica storia di cui poco si è parlato in 70 anni», premette Flavia Maraston, componente di Anvgd e del neocostituito comitato familiari delle vittime giuliane, istriane, fiumane e dalmata. Un film – Red Land, Istria rossa, che verrà proiettato martedì al Don Bosco (ingresso gratuito) – racconta “questa” storia: «Da figlia di esuli posso dire che è anche un film edulcorato rispetto a quello che è successo».

L’affondo di Varin: «Avere un’opinione su fatti accaduti lo posso anche capire, ma negare la storia no. Norma Cossetto, ad esempio, fu torturata, violentata e infoibata viva. Lo testimoniano i compaesani. Mio cugino Giuseppe, 21enne poliomelitico, fu lapidato. Mio padre fu pestato, per non essersi allineato ai comunisti. Basta rinnegare, basta raccontare falsità: perché l’Anpi non accetta la verità?».

Se nel 2019 «occorre giustificare fatti storici conclamati e sottaciuti vuol dire che c’è ancora tanto da fare», prosegue Basso. La Regione «ha cambiato da vittime a martiri gli infoibati ed è sostanza. Ora lavoriamo sui giovani, che sui libri non hanno trovato questa storia. Allora, gliela dobbiamo mostrare portandoli in quei luoghi».

Per troppo tempo «questa pagina di storia è stata dimenticata – ha premesso il primo cittadino – omessa nel mio curriculum scolastico dalle elementari alla laurea». La Giornata della memoria «è diventata patrimonio di tutti e nessuno di noi si permetterebbe di metterla in discussione. Viceversa, si fa fatica ad ammettere quello che è stato un olocausto italiano. Col partito comunista più grande d’Occidente era addirittura impossibile parlare di foibe nonostante l’evidente tentativo di creare una repubblica socialista sino al Tagliamento. Ora finiamola – è l’appello di Alessandro Ciriani –. Davanti a una mano scema dell’Anpi di Rovigo, mi sarei aspettato una risposta meno timida dell’Anpi nazionale. Se una mano stupida avesse detto che Auschwitz non era esistita, si sarebbe proposta una Mancino bis».

Occorre, quindi, «recuperare anni di amnesie, di pagine strappate, di racconti manipolati. È storia capitata qui, le comunità che sono fuggite sono qui, vivono con noi. Senza fanatismi – ha auspicato il sindaco – si ricordi in un clima di serenità e di accettazione».

La cerimonia ufficiale (sotto, i dettagli) si terrà lunedì 11 febbraio nell’ex sede della Provincia, in corso Garibaldi.


 

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