Pordenone, boom di incassi per Giro e “Notte rosa”

PORDENONE. La quiete dopo la tempesta d’emozioni. La piazza subito pulita, il consueto mercatino dell’antiquariato in contrada dell’ultima domenica del mese, sedie e tavolini dei locali di nuovo fuori, niente più transenne.
Pordenone s’è risvegliata nella sua versione più tradizionale, ieri, dopo la “Notte rosa” e la partenza della penultima tappa del Giro d’Italia, con il centro tinto di rosa e i sorrisi stampati sui volti di adulti e bambini.
Passato il grande evento, è già tempo di bilanci.
È valsa la pena ospitare la corsa rosa? Un po’ sotto traccia, sui social si fa un gran parlare di quanto sia costato alla collettività ospitare questo grande evento.
In base ai dati in nostro possesso, per le tappe pordenonesi la Regione ha speso 170 mila euro, il Comune di Pordenone 20 mila per l’iscrizione e 30 mila per gli eventi collaterali organizzati, “Notte rosa” compresa, al netto della serata al Verdi.
E in cambio cosa abbiamo avuto? Chi è stato in piazza, sabato mattina, 27 maggio, ha letto la risposta più autentica sui volti dei ragazzini. Ma c’è stato anche qualcosa di più tangibile, sul quale ieri ha voluto soffermarsi il sindaco Alessandro Ciriani.
«Lo sforzo della Regione, del Comune, dei commercianti, dei volontari – ha detto il primo cittadino – ha consentito di raggiungere un grande risultato.
Un nostro rapido e informale sondaggio fra i negozianti ci ha consentito di apprendere che le vendite, anche se non nelle stesse percentuali, sono aumentate fino al 20 per cento. Hotel, bar e ristoranti erano strapieni. Lo spirito – ha proseguito Ciriani – è di continuare a portare eventi medio grandi in città per polarizzare l’attenzione sul capoluogo.
La gente vuole ritrovarsi in piazza in queste occasioni e noi vogliamo fare in modo che tutto ciò si trasformi in un investimento per le attività commerciali del territorio.
E non parlo solo del Giro, ma anche dei mercatini bio lungo la Rivierasca, dei musei aperti, del raduno dei bersaglieri, dell’Italian Baja. L’intenzione è rinvigorire il biglietto da visita della città e il gusto di ritrovarsi a Pordenone.
Non sono i centri commerciali i luoghi d’aggregazione ideali, lì si fa la spesa. Abbiamo grandi carte da giocare e la gente se ne sta accorgendo».
E a proposito di grandi eventi, non poteva mancare una presa di posizione sullo slittamento, ormai pressoché certo, della candidatura di Pordenone a “Capitale della cultura” 2020.
«Era stata una concessione da parte nostra – ha ricordato Ciriani – quella di andare incontro alla proposta di “Pn1291”, ma non è che ora l’agenda politica la dettino loro.
Serve uno studio sulle potenzialità della città che non sia un copia-incolla o dieci paginette, ma un documento ben fatto, che ci consenta di capire se la città possa vincere. Gli esperti che abbiamo consultato, attraverso l’assessore Tropeano, ci hanno sconsigliato di essere frettolosi.
E lo dico al netto delle parole di Sgarbi (secondo cui sarebbe meglio utilizzare il denaro necessario a partecipare per rimpolpare la somma destinata alla mostra sul Pordenone, ndr). Presentare una candidatura raffazzonata significherebbe buttar via soldi.
Abbiamo detto che ci candideremo e lo faremo, ma nel 2021. Se poi la legge e i finanziamenti non dovessero esserci più pazienza, andremo avanti lo stesso, anche senza quel milione di euro che pure farebbe comodo.
Ora – ha proseguito il sindaco – abbiamo da pensare a scadenze più urgenti e chiediamo un po’ di comprensione per l’immane lavoro da fare.
Dobbiamo non perdere i soldi del Pisus, realizzare via Piave, attesa da decenni, riqualificare piazza della Motta, la roggia in via Codafora, portare in porto il piano appalti entro settembre». E poi l’“Estate in città”, «per la quale aumenteremo, seppur di poco, gli investimenti».
Il Giro è già un ricordo. Ma ora non bisogna perdere la scia per la promozione dell’immagine. La Pordenone che abbiamo visto in piazza venerdì notte e sabato mattina lo chiede e, soprattutto, lo merita.
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