Ponte di Genova, la Cimolai in pista per la ricostruzione
PORDENONE. Lo aveva già annunciato a fine agosto il presidente Luigi Cimolai, e lo confermano oggi fonti ufficiali della società di Porcia: “Se il commissario straordinario per Genova ci contatterà, saremo assolutamente disponibili a dare il nostro contributo per la ricostruzione del ponte di Genova”.
La Cimolai Spa, fatturato 2017 di 362 milioni di euro (circa 500 a livello di gruppo), oltre la metà all'estero, nota in tutto il mondo per le costruzioni in accaio, è tra le imprese in pista per la ricostruzione del ponte Morandi.
Per tre motivi. Il decreto Genova impone di affidare gli appalti a imprese che non abbiano partecipazioni in concessioni autostradali, così escludendo quasi tutti i big italiani delle costruzioni, ma non l'impresa di Pordenone.
Secondo: Cimolai ha già lavorato in queste settimane al progetto di ricostruzione, insieme ad Autostrade, dunque è già un passo avanti rispetto a chiunque altro.
Terzo: produce e installa componenti in acciaio per ponti e infrastrutture, ma possiede anche (a differenza di Fincantieri) le qualifiche generali Og3 per fare da capogruppo nella costruzione.
“Abbiamo fatto insieme ad Autostrade - spiegano dalla Cimolai - il progetto di ricostruzione presentato nei giorni scorsi agli enti locali. Non è ancora un vero progetto di fattibilità in senso tecnico, ci sono ancora varie opzioni sul tappeto, dipende dalle scelte che faranno il commissario e gli enti locali. Comunque siamo d'accordo con i tempi indicati da Autostrade, il ponte si può ricostruire in 8 mesi dal via libera al progetto. Naturalmente se si lavora 24 ore al giorno e se non ci sono intoppi di tipo autorizzativo o procedurale”.
Dall'impresa di Pordenone non vogliono commentare l'ipotesi di una collaborazione con Fincantieri Infrastructure, impresa che ha solo le qualifiche per produrre e installare componenti metalliche per infrastrutture (OS18-A), ma non può essere capogruppo.
Cimolai, invece, pur essendo spesso solo fornitore delle componenti in acciaio per grandi imprese di costruzione, lavora anche in proprio avendo le qualifiche Soa da impresa generale.
Cimolai ha ad esempio realizzato le strutture metalliche del mega viadotto Favazzina sulla Salerno-Reggio per conto di Impregilo e Condotte, o quello della Tav a Reggio Emilia per conto di Cepav Due, o del ponte Franjo Tudjman in Croazia per Walter Bau AG, ma più di recente è stata capogruppo nelle realizzazioni del ponte Chaban Delmas a Bordeaux, del ponte di Cosenza progettato da Santiago Calatrava, del ponte Adriatico di Bari (progettista Carlos Casado).
Nelle valutazioni del commissario (quando sarà in carica) un ruolo chiave giocherà il tempo. Nella fornitura dell'acciaio Fincantieri può giocare la carta dello stabilimento produttivo di Sestri Ponente, a pochi chilometri dal ponte crollato, mentre i quattro stabilimenti di Cimolai in Italia sono tutti in provincia di Pordenone. “Questo non è un problema - spiegano dalla società - perchè i prefabbricati metallici posso viaggiare via Tir oppure via nave, e uno dei nostri stabilimenti è direttamente collegato al porto di Monfalcone”.
Nel 2017 il fatturato della Cimolai si è ridotto a 346 milioni di euro, rispetto ai 431 milioni del 2015 e 425 del 2016, ma i bilanci continuano a chiudersi con utili netti (9,7 milioni nel 2015, 9,8 nel 2016 e 8,5 nell'ultimo chiuso), e il Roe (rendimento del capitale proprio) è rimasto all'8,1% nel 2017, seppure ridotto rispetto al 10,3% del 2016. “Nonostante il peggioramento della posizione finanziaria netta - spiega l'ultimo bilancio della Cimolai - il rapporto fra Pfn ed Enitda (4,62) continua ad evidenziare valori non preoccupanti, a conferma della capacità di rimborso del debito da parte della società.”
Il fatturato di gruppo si è chiuso anch'esso in lieve contrazione nel 2017, poco sotto i 500 milioni rispetto ai 539 del 2016; “per quanto riguarda il 2018 - fa sapere la società - il Gruppo prevede un giro di affari di oltre 450 milioni di euro e un Ebitda di 50 milioni”.
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