Polo Perucchin incontra Faustino «Tuo padre mi soffiò il Lombardia...»

Il figlio del Coppi in visita al grande gregario avianese Una serata sul filo dei ricordi. «E quella volta di Anquetil?»



AVIANO. Nel ciclismo anche i campioni piangono e figurarsi i gregari. La commozione ha accomunato Faustino Coppi, figlio del “Campionissimo” Fausto Coppi e Pietro Polo Perucchin, 91 anni, di Giais, il più grande gregario di Francia negli anni Cinquanta.

“Polò”, come lo chiamavano i francesi, correva nella squadra di Rapahel Géminiani, avendo modo di misurarsi con Fausto Coppi, Louison Bobet, Jacques Anquetil. «Le emozioni più belle – commenta il consigliere comunale Matteo Redolfi, appassionato di sport e ciclismo – sono spesso legate a delle sorprese. Così è stato anche per l’incontro di Faustino Coppi con Pietro Polo Perucchin». Faustino la sera prima aveva presentato nel teatro di Piancavallo, davanti a tanta gente, il suo libro Un’altra storia di Fausto Coppi. Lettere di un figlio a suo padre. Più che un racconto di sport, un’ode poetica al campione assoluto del ciclismo, voluta dal figlio Faustino. «Ho accennato a Faustino Coppi – racconta Matteo Redolfi – di Pietro Polo Perucchin, un grande ciclista dei tempi di suo padre e dell’esistenza della sua biografia Il più grande gregario di Francia edita da Alba edizioni. È stato il titolare dell’edicola Basso a consigliarci, il giorno dopo, di far visita a Polo Perruchin nella sua casa a poche centinaia di metri dal suo esercizio».

«Commovente – continua Redolfi – l’abbraccio di Faustino con “Polò” che, come un fiume in piena, ci ha inondato con i suoi ricordi». Pietro Polo Perruchin conserva le biciclette dei suoi Tour de France e Giri d’Italia con i giornali d’epoca, perlopiù francesi che si sono occupati di lui.

Il primo emozionante aneddoto di “Polò” riguarda il Giro di Lombardia del 1956. «Ero riuscito a staccarmi dal gruppo – racconta Polo Perucchin –, pensavo di poter arrivare primo al traguardo del Vigorelli, un sogno a occhi aperti. Mentre spingevo sui pedali con la fatica che metteva a dura prova muscoli e polmoni. A meno di tre chilometri dall’arrivo, proprio tuo papà, il grande Fausto Coppi – ricorda Perucchin – mi ha raggiunto portandosi dietro tutto il gruppo dei migliori. La gara si risolse allo sprint e Fausto Coppi sulla linea del traguardo venne superato dal francese André Darrigade. La delusione per Coppi fu tale che sceso dalla bicicletta scoppiò a piangere. Anch’io avevo il groppo in gola – ricorda Perucchin –, ma ero solo un gregario e l’attenzione dei giornalisti era tutta per Fausto».

I più bei ricordi di Pietro Polo Perucchin sono legati alla vittoria, proprio nel 1956, del giro di Sicilia e, in quell’anno di grazia, a un suo primo posto sul circuito del Mont Ventoux, dove a ottant’anni, con la stessa bicicletta, accompagnato in camper dai figli ha voluto ritornare. «I racconti di Polo Perucchin – conclude Matteo Redolfi – sembravano non dover finire mai, spaziando dai buoni rapporti con il capitano Rapahel Géminiani, alle bizzarrie che caratterizzavano la sua vita da ciclista gregario, soprattutto all’inizio della carriera».

Gli anedotti corrono. «Nei primi anni ’50 – ricorda Polo Perucchin – dopo la tappa ci accontentavamo di riposare in strutture che erano ricoveri di fortuna. Al mio primo Grand Prix du Midi Libre, fummo ospitati in un prefabbricato diviso in alloggi da pareti sottili di compensato. Nella sua stanza, a fianco della mia, un giovane Jacques Anquetil aveva fatto entrare la sua fidanzata. Il giorno dopo, alla partenza eravamo entrambi assonnati: Anquetil soddisfatto, io molto meno». –

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