Pochi posti letto, lista d’attesa al Cro di Aviano

In provincia non ci sono spazi per i malati post acuti, che continuano a occupare i reparti. Venerdì se ne parlerà in un convegno

AVIANO. Sono una quarantina i pazienti in lista di attesa per poter essere curati nel reparto per acuti del Cro di Aviano. Ma devono attendere perché, in provincia, non ci sono sufficienti strutture per i post acuti e i letti non si liberano.

E’ questa l’amara realtà di cui si parlerà nel convegno organizzato dal professor Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di oncologia medica del Cro, in programma venerdì 20 febbraio.

Ad Aviano sono 40 i posti letto per gli ammalati in fase acuta, ma una volta terminata la fase delle cure si apre il problema della loro destinazione: sono pazienti che necessitano di un alto livello di assistenza, di più medici e tipologie di farmaci. Oggi ci si rivolge a Sacile, dove ci sono dieci posti letto per loro, ma non sono sufficienti. Ed è impraticabile anche la strada dei reparti di medicina degli ospedali provinciali, sempre pieni. La conseguenza è che, non sapendo dove ospitare questi malati, si è costretti a tenerli al Cro, occupando posti letto preziosi. Di qui una lista di attesa di persone che necessiterebbero di cure in tempi strettissimi.

Una situazione non più sostenibile. «C’è la necessità - ha anticipato Tirelli - non solo di rinforzare le strutture esistenti per i post acuti, come quella di Sacile, ma anche di individuarne altre, magari nello stesso Cro, o destinando appositi spazi in ospedali, come quello di Maniago, oggetto di un processo di riconversione».

Nel convegno di venerdì si parlerà anche del costo dei farmaci oncologici, con una spesa che in alcuni casi arriva anche a 100 mila euro a paziente. Aumenta, altresì, per fortuna, anche la percentuale di sopravvivenza. Sempre più persone si lasciano alle spalle la malattia, ma continuano, sotto altri profili, a necessitare di un’attenzione particolare. Sono i lungoviventi oncologici, per i quali si pone il problema dell’assistenza a fine cura. Li si rimanda al medico di medicina generale o si crea una struttura apposita e in grado di fornire loro risposte non solo dal punto di vista medico, ma anche psicologico? Come poterli aiutare al meglio a reinserirsi nella vita quotidiana, nella società, nel lavoro? E’ la domanda a cui si cercherà di dare risposta anche sulla scorta dell’esperienza quotidiana che già viene fatta ad Aviano.

Anche il settore delle cure delle malattie oncologiche è in continua evoluzione e il Cro chiede alle istituzioni l’attenzione indispensabile per fornire risposte adeguate al malato. E magari diventare, come suggerito ieri sulle pagine del Messaggero Veneto da Chiara Mio, docente universitaria e presidente di Friuladria Credit Agricole, nell’ambito del dibattito “Sos Pordenone – Dal declino al futuro”, una leva per il rilancio della provincia.

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