Pincio e Garlini: tradurre è un servizio alla scrittura

UDINE «Tradurre è mettersi al servizio di un’altra esperienza, è rispettarla senza essere tentati dall’aggiungere qualcosa di sé. A me riesce difficile, ma riconosco questa qualità ai bravi traduttori». Cosí Alberto Garlini che ha condotto per vicino/lontano, assieme agli scrittori-traduttori Tommaso Pincio e a Chiara Valerio il secondo appuntamento della giornata con il tema di Tradurre i classici, riflettendo sull’esperienza di tradurre quelle opere che al sessantesimo anno dalla morte dell’autore rientrano nella categoria dei “fuori diritti” che consente di aggiornare una traduzione ormai datata.
E Pincio e Valerio, le cui ultime fatiche come autori sono rispettivamente Pulp Roma, Il Saggiatore, 2012 e Spiaggia libera tutti, Laterza, 2010, hanno recentemente tradotto due grandi classici della letteratura del Novecento, Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald e Flush, di Virginia Woolf, entrambe due storie d’amore (la seconda con al centro un cocker spaniel). «Non puoi andare contro le leggi fisiche della lingua di un altro autore, devi imparare a stare nascosto, a stare sotto, ad ascoltare. - dice la Valerio - È come vivere su un altro pianeta per un po’». Nella precedente traduzione di Flush, il letto su cui sta distesa ammalata la protagonista, la poetessa Elisabeth Barrel, viene sempre chiamato ottomana. «Io ho scelto prima il termine sofà, perché ottomana viene introdotto dalla Woolf solo dopo aver parlato della vita del padre di lei che faceva il funzionario nelle Indie orientali: è una sfumatura importante».
A volte tradurre è anche recuperare il lavoro di altri traduttori: «Nel confrontarmi con il testo di Fitzgerald - ha aggiunto Pincio - ho recuperato il termine “vecchia lenza” (per “old sport”) invece di “vecchio mio” usato da Fernanda Pivano, perché l’ho ritrovato in una traduzione del Giovane Holden di Salinger, che peraltro fu uno dei lettori di Gatsby negli anni Quaranta, quando il libro divenne famoso nella generazione dei ventenni grazie alla sua diffusione nelle file dell’esercito».
Melania Lunazzi
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto