Pilosio, lo sfogo del manager licenziato: «Ho salvato l’azienda dal tracollo»

L’ex presidente Roustayan difende il suo operato: sono importantissime le commesse in Arabia Saudita. «Nessuna lezione da chi non ha mai fatto l’imprenditore. Nel 2010 il portafoglio ordini era di 180 mila euro»

UDINE. Non un semplice sfogo, ma una difesa con le unghie e con i denti di quanto ha fatto, in meno di sei anni, per la Pilosio, l’azienda friulana di costruzioni leader nella realizzazione di ponteggi e casseformi. Dario Roustayan, 50 anni, è l’ex amministratore delegato e presidente dell’impresa, che ha sede a Tavagnacco.

A fine gennaio la proprietà, il fondo Columna Capital con sedi a Londra e in Svizzera, gli ha dato, a sorpresa, il benservito, nonostante i positivi risultati di bilancio.

Giovedì il rappresentante del fondo Andrea Frecchiami e il nuovo manager Johann Strunz, hanno illustrato le strategie di Pilosio, dando l’impressione di voler tagliare i ponti con il passato. Cioè con Roustayan stesso, che però non ci sta.

E contrattacca su tutto: commesse, rapporti con l’Arabia Saudita, possibilità di espansione, margini di fatturato, gestione passata, compreso il Pilosio Building Peace Award.

«Mi auguro davvero - afferma il manager di origine iraniana - che Pilosio possa raddoppiare il fatturato in cinque anni, come affermato dal mio successore, il manager Johann Strunz, durante la conferenza stampa di qualche giorno fa. Lo spero per la società, per tutte le maestranze, ma anche perchè io sono e resto un socio di Pilosio, quindi è mio prioritario interesse che le cose vadano per il meglio».

«Mi ha sorpreso l’affermazione di Strunz che ha dichiarato di aver trovato “il portafoglio ordini un po’ asciutto” al suo arrivo. In realtà al 31 dicembre scorso il portafoglio ordini di Pilosio era più che rispettabile. Tanto per fare un esempio, 10 volte più grande di quello che trovai io, nel 2010. Eppure all’epoca non mi misi a piangere se avevo lavori per soli 180 mila euro, ma mi rimboccai le maniche, con tutto lo staff e da lì cominciò la risalita».

Un altro aspetto che sta a cuore a Roustayan è il legame con l’Arabia Saudita, Paese dal quale il nuovo corso di Pilosio vuole essere meno dipendente.

«Le maxi commesse della Medina - spiega l’ex presidente - sono state una grandissima opportunità di crescita, una vera e propria palestra per l’internazionalizzazione. Lì abbiamo capito come si gestiscono progetti complessi. E il fondo Columna Capital, se non avessimo avuto quelle opere in Arabia Saudita, non avrebbe mai acquisito l’azienda friulana. Se Pilosio ha fatto il salto di qualità, e oggi può vantare 43 milioni di fatturato, è proprio grazie a quei cantieri».

«E se il target è 80 milioni di ricavi, significa che la base c’è già. Per quanto riguarda la strategia commerciale non vedo un taglio con il passato. L’attuale amministratore punta sugli stessi mercati che abbiamo scoperto noi e sulle nostre filiali, come quella di Toronto e Calgary in Canada, e di Durban in Sudafrica. Per non parlare dello stabilimento in Vietnam, una nostra scelta. Io vedo tanta continuità».

Non manca poi una frecciata alla nuova proprietà, Columna.

«Il fondo ha tutto il diritto di fare le scelte che ritiene più opportune - premette Roustayan - e può darsi che abbia trovato gente più brava. Ma è bene chiarire che il loro rappresentante Frecchiami è un operatore finanziario che non ha mai gestito un’azienda, nè viene dal mondo dell’impresa. Io nel 2010 mi ritrovai a salvare un’azienda che aveva 23 milioni di debiti e un milione di risultato operativo».

«Era tecnicamente fallita e aveva un modello di business obsoleto. Quindi non mi faccio dare certo lezioni di marketing e management da Frecchiami che, ricordo, prima di Columna Capital lavorava presso il fondo di private equity “Bs” che nel 2007 fu l’artefice di una leva finanziaria che generò un debito pari a 100 milioni di euro sul gruppo “Pm” di cui Pilosio faceva parte e portò la stessa azienda vicinissima a un crack finanziario».

Infine un cenno al Pilosio Building Peace Award, che la proprietà ha deciso di “tagliare”. «E’ grazie alla nostra iniziativa benefica - conclude Roustayan - che è nato il Bauma Charity Alliance. Si sono ispirati a quanto abbiamo realizzato e di cui andiamo orgogliosi».

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