Pignarûl Grant, il responso del Vecchio Venerando: "Anno positivo ma ci sarà da lavorare"

TARCENTO. «Una mano sul cuore e una sul badile, per affrontare un anno che sarà positivo ma durante il quale dovremo darci da fare come, da friulani, siamo abituati a fare». È un messaggio positivo quello lanciato dal colle di Tarcento, dal vecchio venerando Giordano Marsiglio, che ha letto il futuro interpretando la direzione del fumo provocato dal fuoco del pignarûl Grant di Coia.
Il fumo è andato a est sulla cima del cjistielat dove è giunto il corteo guidato dal vieli (vecchio) accompagnato dal sindaco Mauro Steccati, dal presidente della Regione Massimiliano Fedriga, e dal consigliere regionale dem Franco Iacop. Il serpentone di gente è arrivato in cima al colle intorno alle 19, pochi minuti dopo anche i rappresentanti delle istituzioni hanno acceso con le candele il pignarûl grant.
In un attimo il fuoco si è sprigionato da ogni punto della catasta illuminando la conca e lasciando senza parole le tantissime persone arrivate da tutto il Friuli per onorare la tradizione epifanica. Con gli occhi incollati sul mucchio di legna, centinaia di persone hanno seguito il fuoco mentre divorava il pignarûl e soprattutto la direzione del fumo che se inizialmente sembrava allargarsi verso ovest ha poi virato a est, direzione che ha seguito fino alla fine.
«Il fumo è partito senza esitazione dal basso, spostandosi prima verso ovest per poi dirigersi quasi immediatamente a est», ha confermato il vecchio venerando spostandosi varie volte sulla piazzola del colle per osservare ogni movimento del fuoco.
Ma prima di esprimere il verdetto, il vecchio con la barba bianca ha atteso che le fiamme bruciassero buona parte del pignarûl e che la direzione del fumo fosse chiara: «L'anno inizierà con qualche tribolazione ma dopo i primi tre mesi le cose miglioreranno. Si tratterà di affrontare quello che ci siamo lasciati alle spalle nel 2019 per sentirci pronti per quello che sarà. Al settimo mese non mancherà qualche sorpresa. Certo - ha aggiunto - quando dico positivo intendo che comunque ci sarà da darsi da fare come sappiamo fare noi friulani, abituati a non abbattersi mai».Il fuoco epifanico è anche un simbolo della comunità friulana, che nel caso di Tarcento ha dimostrato di volersi ritrovare numerosa su quel colle.
La maggior parte è arrivata da via Cojaniz accompagnando il corteo che prima aveva entusiasmato il centro città, altri sono scesi a Coia dalle frazioni seguendo l'intrico di strade montane, altri ancora da Riviera di Ponente, quasi a Magnano, raggiungendo a piedi il colle sapendo che qui i posti auto sono pochi. A tutti loro, ai friulani in generale si è rivolto il vecchio venerando: «Penso alle persone che sono a letto, e non sono potute venire. Non dobbiamo mai dimenticarci di chi è in difficoltà. Ma soprattutto dobbiamo comunicare fra di noi, è il modo migliore per non perderci». Per il vieli «le scelte che ci attendono nel prossimo anno dovranno essere ponderate perché ci muoviamo in un terreno difficile. Non possiamo sbagliare».
Quella grande comunità che ha raggiunto il colle rappresentava- sempre secondo il vecchio venerando - la società friulana di oggi che affonda le sue radici nella sua storia. Da qui l'invito tornare nei cortili richiamando un Friuli più unito: «I friulani si stanno disgregando perché hanno perso quel cortile. Credo sia ancora possibile recuperare la necessità di condivisione e in parte sta già avvenendo. Osservo come in paese la gente cominci a utilizzare lo smartphone anche per segnalare persone strane o sospette. È un modo per aiutarsi, vuol dire che sta tornando in noi la necessità di avere un contatto, una comunicazione fra noi». E ancora: «Dobbiamo mettere il cuore in quello che facciamo altrimenti rischiamo di perdere molto, ma noi friulani lo sappiamo fare. Forse sono i Governi che dovrebbero fare qualcosa in più sia per la difesa dell'ambiente che per tutti quelli che oggi sono senza lavoro».
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