Piazza San Giacomo e il tappeto rosso: piuttosto cavatemi un occhio
Serve un salto di qualità da parte di tutti, a cominciare da un assessore che non c’è, da chi fa opposizione, delle categorie professionali ed economiche. Serve fare

Anni fa, in occasione del Salone del Mobile di Milano alcuni imprenditori friulani si confrontavano con dei colleghi veneti sulla scarsa capacità dei primi di fare squadra, a differenza dei secondi. Un commercialista udinese interviene e sintetizza il tutto con questa storiella: “Un capitano d’azienda friulano trova la lampada di Aladino. Il genio esce e gli chiede il desiderio. Ma l’avverte: al tuo concorrente assicurerò il doppio. L’uomo ci pensa e dice: cavami un occhio”.
La vicenda di piazza San Giacomo mi ricorda questa storiella. Confcommercio lancia due proposte e dal nulla spunta l’Ordine degli architetti: non si fanno regali. I lavori vanno pagati. Quel progetto non c’entra nulla con la piazza. Poi arrivano le forze politiche d’opposizione: è una vergogna. Il centro non è un parco giochi. Alzano la voce anche i baristi delle strade più lontane: ci siamo anche noi!
Credo ci si stia “cavando un occhio”. Stiamo parlando di una proposta in una situazione di emergenza: rischia di chiudere un’attività su tre. Di un’idea per fare lavorare i locali. Tutti: questa iniziativa non ne esclude altre nelle strade dell’ultima periferia. Di una struttura provvisoria.
Serve un salto di qualità da parte di tutti, a cominciare da un assessore che non c’è, da chi fa opposizione, delle categorie professionali ed economiche. Serve fare.
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