Piazza Risorgimento diventa Chinatown

Negozianti italiani in fuga: anche la gelateria Tiffany e il bar da Peo ceduti agli orientali
Piazza Risorgimento diventa una piccola Chinatown. Dopo i negozi aperti in piazza Costantini e viale Trento, due nuovi acquisti da parte di proprietari sudorientali: l’ex gelateria Tiffany e il bar da Peo. Ma i cinesi non sono gli unici interessati ai negozi del centro di Pordenone. Nella piazza delle corriere e nel quartiere limitrofo si può trovare ormai tutto il mondo: turchi, nordafricani, cittadini del Bangladesh e naturalmente orientali. Gli italiani chiudono, ma ad acquistare le licenze non si presentano più connazionali come accadeva anni fa. Gli unici interessati a rilevare attività e, in alcuni casi, muri, sono gli immigrati, che portano denaro fresco e che sono sicuri di trovare un mercato per i loro prodotti. «Il 50% dei commercianti – dicono i pochi italiani rimasti – sono ormai stranieri». «Gli italiani non investono più in un’attività commerciale, soprattutto da queste parti». Il volto di piazza Risorgimento è cambiato in modo radicale negli ultimi anni e non solo perché la piazza è frequentata da molti cittadini stranieri, ma anche perché gli appartamenti e i negozi sono ormai popolati da persone che arrivano dalle più diverse parti del mondo. E la multietnicità non sta cambiando solo il volto della società, ma anche quello dell’economia. Sono sempre più gli imprenditori stranieri e soprattutto i commercianti. Laddove chiude un negozio gestito da italiani, perché magari lavora poco, apre uno gestito da stranieri. I cinesi, che pur sono una piccola comunità a Pordenone, si stanno pian piano espandendo. Nel quartiere di piazza Risorgimento sono presenti già con due attività, una di fronte alle poste centrali (negozio Shangai, aperto anche la domenica) e uno in viale Trento. Imprenditori cinesi hanno ora rilevato la gelateria Tiffany (chiusa in questi giorni per lavori) e hanno comprato la licenza del bar Da Peo. Queste attività andranno ad affiancare quelle che già ci sono in piazza: un phone center, un fast food di kebab e un negozio (all’angolo con viale Cossetti) che vende prodotti del Bangladesh e che si è da poco ampliato. Del resto gli stranieri, cinesi in testa, sono gli unici ad avere interesse nel rilevare quelle attività. Da piazza Risorgimento si è spostato anche il negozio “Alla fonte”, che vendeva articoli religiosi (proprio accanto al fast food del kebab). Un trasferimento – il negozio è stato riaperto a Cordenons in via Sclavons – che però «non ha nulla a che fare – spiega la titolare – con la situazione della piazza». Il locale ora è vuoto e c’è un cartello con le indicazioni per chi è interessato ad affittarlo. «Richieste ne abbiamo tante – spiega la commerciante – siamo noi che non sappiamo deciderci. Sono comunque tutte richieste da parte di cittadini stranieri». Piazza Risorgimento sembra poco interessante per gli italiani, a meno che la loro attività non abbia una clientela diversificata. D’altro canto anche gli immigrati puntano alla clientela italiana: non tanto i negozi che vendono prodotti etnici, quanto la ristorazione e naturalmente l’abbigliamento. Nei negozi gestiti da cinesi è, infatti, più facile incontrare clienti italiani che orientali.

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