Periferie da recuperare: 114 immobili abbandonati
Il monitoraggio dei beni e degli edifici dismessi presenti sul territorio comunale ha trovato la sua massima espressione fuori dal centro storico. Nel documento redatto dal servizio Urbanistica, infatti, appaiono 114 voci di beni abbandonati o preda del degrado. E per la gran parte non si tratta di superfici di piccole dimensioni, ma di aree caratterizzate da una volumetria notevole. Vecchi insediamenti industriali o ex strutture statali, che con il passare degli anni sono stati abbandonati lasciando profonde ferite sul territorio e vere e proprie cattedrali nel deserto.
Scorrendo l’elenco balzano agli occhi, tra capannoni ed edifici vari, l’ex mulino di Godia, l’ex battiferro di San Bernardo, l’ex birrificio Dormisch, le vecchie aule universitarie di via Caccia, le vecchie caserme, gli scali ferroviari, l’ex sede della Regione Fvg, le ex acciaierie Safau e Bertoli, il campeggio mai nato di Italia ’90, il poligono militare del Cormôr.
In alcuni casi da anni si parla di interventi di recupero, come per la vecchia fabbrica della Dormisch: oltre 5 mila metri quadrati di superficie fondiaria che nei mesi scorsi era stata accostata a un nuovo insediamento della grande distribuzione. In altri casi i lavori di riconversione sono stati già avviati, come nelle ex caserme Osoppo (base operativa del progetto Experimental City) e Piave (dove sorgerà un bosco urbano). Diverso il discorso relativo all’ex Bertoli, a ridosso del territorio di Tavagnacco. Sul tavolo del servizio Urbanistica c’è un progetto di riconversione dell’area, che prevede la nascita di un ampio polmone verde da 60 mila metri quadrati, sale polifunzionali, spazi dedicati all’attività sportiva, una zona commerciale (sarà il prolungamento del Terminal Nord), spazi riservati alla ristorazione e alla ricettività.
«Entro la fine del mese porteremo in giunta l’istanza di variante al piano regolatore – informa l’assessore all’Urbanistica Giulia Manzan – utile ad avviare l’iter per la sistemazione dell’area. Riteniamo una priorità il recupero di questo sito, al palo ormai da trent’anni, dove puntiamo a ottenere un parco da 60 mila metri quadrati». Un ragionamento a parte l’assessore lo dedica alle vecchie sedi regionali di via Caccia e di via San Francesco: «Si sente parlare con sempre più insistenza di un possibile raggruppamento degli uffici regionali di Trieste nel porto vecchio – sottolinea – e qui a Udine, invece, non si fa alcun riferimento alle tante sedi chiuse che, fino a qualche anno fa, ospitavano gli uffici della Regione. Auspico si possa cominciare a discuterne per trovare, in modo condiviso, una funzionalità alternativa».
Come già accaduto per gli edifici e le aree del centro storico, anche le superfici abbandonate più spostate verso la periferia sono state fotografate, segnalate su una mappa e descritte con un’apposita scheda contenente l’indirizzo, i dati catastali, quelli urbanistici (compresi eventuali vincoli), la tipologia di degrado e lo stato di conservazione. «Ringrazio gli uffici per il lavoro svolto – aggiunge Manzan – che ora potrà essere implementato con i contributi dei cittadini, dei consigli di quartiere e dei capigruppo. Ci sarà tempo fino al 31 marzo per segnalare eventuali nuovi edifici o nuove aree da recuperare. Tutte le informazioni – chiude l’assessore – saranno pubblicate sul sito del Comune di Udine nei prossimi giorni». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto