Pensionata-dentista abusiva, denunciata

REANA DEL ROJALE. Tutto è partito da ripetute segnalazioni di cittadini, fioccate sui carabinieri della Compagnia di Cividale: «In quell’attività», diceva la gente riferendosi a un ambulatorio dentistico di Reana del Rojale, «c’è qualcosa di strano, che non convince».
L’Arma ha raccolto l’input, avviando il percorso investigativo e arrivando – in breve – alla conclusione che i sospetti degli osservatori erano più che fondati: ieri mattina, così – poco prima delle 10 –, l’aliquota operativa della stazione di Tarcento ha posto sotto sequestro il laboratorio, allestito in due ampi locali al civico 52 di via Morena e rivelatosi, appunto, abusivo; il valore delle stanze e delle apparecchiature che vi erano installate è stato stimato pari a 150 mila euro. A vestire, senza averne titolo, i panni del medico era una donna di 61 anni – A.M. le iniziali –, già nota alle forze dell’ordine per precedenti analoghi: la signora, pensionata, è stata deferita all’autorità giudiziaria per esercizio abusivo della professione.
Il blitz dei carabinieri è scattato al termine di un’azione di monitoraggio protrattasi per una decina di giorni e iniziata, come detto, a seguito di una serie di soffiate che avevano tratteggiato il profilo di una situazione poco chiara. I controlli erano cominciati immediatamente: per più di una settimana i militari dell’Arma hanno stazionato nei pressi dell’ambulatorio, verificando l’arrivo e l’uscita dei clienti. Ne è emerso che ogni giorno la sedicente dentista – priva, invece, della qualifica di odontoiatra e pure di quella di odontotecnico – riceveva un paio di persone: «Per lo più extracomunitari», rende noto il comandante della Compagnia cividalese, capitano Pasquale Starace.
Non appena il quadro ha assunto contorni definiti l’Arma è entrata in azione, supportata – nella fase esecutiva – da una squadra del Nas di Udine. Nella sala d’aspetto dell’ambulatorio “fasullo” c’erano due clienti in attesa di sottoporsi alle cure mediche. I carabinieri hanno proceduto all’identificazione della “titolare” e, contestualmente, al sequestro dei vani e della strumentazione professionale, composta da diversi macchinari.
A.M. non era nuova, come accennato, a esperienze del genere: «Non aveva alcuna qualifica per operare – ribadiscono dall’Arma –, eppure in passato aveva più volte esercitato la professione, sempre nella zona. La sua esperienza la signora l’aveva maturata come assistente di sedia di vari dentisti, nell’arco di cinque anni».
Poi la scelta di mettersi in proprio: puntava sul “low cost”, chiedendo una somma oscillante fra i 30 e i 40 euro a prestazione. Nelle giornate di appostamento i carabinieri hanno registrato una ventina di accessi all’ambulatorio.
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