Pedrotti, la ripartenza: «Ora mi iscrivo al Pd»

L’ultimo tweet da sindaco di Pordenone: “Ci siamo addormentati di centrosinistra e svegliati di profonda destra”. Restituiti pc e smartphone, poi il passaggio di consegne con Ciriani in municipio

PORDENONE. «Ci siamo addormentati di centrosinistra e svegliati di profonda destra». Claudio Pedrotti, ora sindaco emerito di Pordenone, s’è svegliato presto, ieri mattina.

E, di getto, bam!, un tweet alle 7, il primo dall’11 ottobre 2014 quando si domandava se «i 5 stelle pensano davvero che gli e-book a scuola sono il salvataggio della nostra economia».

Dieci parole per commentare i ballottaggi. «Mi riferivo al Paese e anche alla città», chiarisce sorridendo, libero dalle incombenze che la fascia tricolore (e da un anno anche blu) impone. E, ancora in generale, pronostica che «sarà meglio informarci e scegliere bene i compagni di viaggio». Il responso delle urne l’ha appreso da internet, al termine della partita Francia-Svizzera.

Claudio Pedrotti non va in pensione, almeno politicamente. Ieri mattina ha salutato il cda del consorzio universitario («non ci appartengo più, ma ci tenevo») ed è tornato in municipio, dove ha restituito pc e telefono istituzionale e apposto «alcune firmette».

Il successore, Alessandro Ciriani, lo incontra alle 14.30, per il passaggio formale delle consegne: «È andato tutto bene. Del resto tra noi i rapporti non sono mai stati particolarmente incivili, quello che conta è la città».

Portando a casa le ultime cose (gli scatoloni li aveva chiusi domenica pomeriggio, al ritorno dall’adunata degli alpini a Gorizia) incrocia Daniela Giust, che sta rilasciando un’intervista tv. Cinque anni prima, sotto i riflettori, c’era lui: «Non mi mancheranno: sapete bene che tanto mediatico non lo sono mai stato».

Saluta la candidata del centrosinistra e le dice: «Conta sul mio impegno». Perché a sorpresa annuncia: «Voglio iscrivermi al Pd, adesso».

Adesso che è ferito da sconfitte inattese e brucianti. «Sì, adesso. Sono dell’avviso che occorra rifondarlo e bene. Altrimenti il suo spazio lo occuperanno altri, come i 5 Stelle. Che sono un partito, con le sue regole, con la sua organizzazione non tradizionale, ma un partito».

Parte un secondo tweet, a sorpresa: «Ma il guru Gianni Zanolin quanta sfida porta?». L’ex assessore ora scrittore lo ha sostenuto, in campagna elettorale, riavvicinandosi alla politica dopo cinque anni sabbatici. «Scherzavo: era un tweet di simpatia verso i guru locali che influenzano con le loro visioni crepuscolari i nostri dibattiti politici».

Claudio Pedrotti entra nel Pd di Sergio Bolzonello, colui che, dicono i maligni, sia stato tra i primi a scaricarlo. E su questo, l’ex sindaco – che in cinque anni ha perso la pazienza solo una volta, concedendosi il gesto dell’ombrello – scoppia a ridere: «Ma ce l’avete tutti con lui! Non faccio nomi, credo sia necessaria una profonda riflessione sul fatto che il radicamento del Pd nel territorio sembra perso, e non solo qui».

Si aspettava verdetti di rottura, ma non a Torino. «Anche se, a proposito di sfiga, sono convinto che essere presidente dell’Anci non porti tanto bene». Ricorda che lo stesso destino capitò ad Alessandro Cattaneo, ex di Pavia: «Una persona in gambissima, era nelle classifiche degli amministratori più amati, quelle cose che piacciono tanto a voi giornalisti. Ebbene: trombato».

Pordenone volta pagina, senza bocciare il sindaco uscente, perché è fuori concorso. Non si sorprende se municipio e partecipate, adesso, saranno investite dallo spoil system: «Sarà quasi necessario. In funzione di scelte e gente che ti porti dietro si fa il risultato. Sei responsabile e devi assumerti l’onere di scegliere bene».

Poco prima delle 16 Claudio Pedrotti lascia il municipio da ex sindaco. Ha appena salutato un po’ di gente, tra gli uffici, «casualmente», ma non ha voluto tralasciare quelli di sport, tempo libero e cultura: «Grandi persone». S’avvia verso casa, attraversa una città che s’è svegliata “fascista”.

L’affermazione è ovviamente provocatoria e riassume ciò che paventano da giorni molti sconfitti. Claudio Pedrotti si fa serio: «Sandro non ha mai negato il suo passato ideologico e politico. Dovrà dare segnali molto chiari: è il punto sul quale lo stiamo aspettando». È il suo primo impegno da uomo del Pd, libero da incombenze amministrative, essendo decaduto automaticamente anche dal vertice della Provincia.

Claudio Pedrotti abbassa la saracinesca. «Porto con me tanti ricordi. Soprattutto l’adunata degli alpini. Col loro mondo mi trovo bene: dal punto di vista politico sono variegati, ma non conta. Con loro abbiamo vissuto giorni indimenticabili e con loro ho voluto chiudere a Gorizia. Il giorno prima ero dai maestri del lavoro: Daniele Pellissetti, guarda caso, è alpino anche lui». È «il più bel finale» che voleva.

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