Paziente denuncia: «Punti da togliere? Vada a Pordenone»
Sacile, segnala il fatto e si chiede: «Che fine ha fatto la sanità?» Carniello: «È prassi, i pazienti sono informati dopo l’intervento»

SACILE. Fa un piccolo intervento e quando chiede di togliere i punti di sutura in ospedale a Sacile si sente dire: «Vada all’ospedale di Pordenone». La paziente non ha gradito. «La prima risposta: si faccia seguire dal suo medico – ha raccontato agli amici delusa la sacilese –. La seconda: “signora, a Sacile non togliamo i punti”. Che fine ha fatto il servizio sanitario?».
La prassi.
Nella chirurgia ambulatoriale tutti i pazienti operati negli spazi sanitari a Sacile ricevono, all’atto della dimissione, l’indicazione di rivolgersi al medico curante per la valutazione della ferita e la rimozione dei punti. «Nel caso in cui il medico di famiglia non fosse in grado di procedere all’intervento o ritenesse la ferita “complicata” – confermato Giorgio Siro Carniello, direttore del dipartimento di assistenza primaria dell’Aas5 –, il malato riceve l’indicazione di rivolgersi a un ambulatorio dedicato, in chirurgia di Pordenone». «Questo è il percorso del paziente definito da tempo dall’azienda sanitaria – ha concluso il dottore Carniello –. La paziente sacilese, in questo percorso ha ricevuto idonea informazione».
L’organizzazione sanitaria è cambiata con il Modello Sacile 2.0 un paio di anni fa. «La maggior parte dei colleghi – ha aggiunto il dottor Giovanni Buttignol – si attrezza con strumenti sterili imbustati per la rimozione ambulatoriale dei punti di sutura. Ma ci sono casi delicati e ferite particolari».
La critica.
«I disservizi possono capitare a Sacile nel presidio ospedaliero: non è più un ospedale e ci lascia perplessi anche l’affido dell’ex pronto soccorso a una cooperativa esterna». L’assessore Placido Fundarò, che è medico, dice quello che pensa sulla sanità liventina. «Il problema dell’asportazione dei punti di sutura evidenziato dalla paziente sacilese forse non si poteva risolvere con l’intervento del medico di medicina generale – è l’ipotesi di Fundarò –. Capitano casi di ferite che richiedono interventi delicati. È chiaro che essere indirizzati all’ospedale di Pordenone non è stato piacevole per la signora». Un problema di abitudine, forse? «Sarebbe importante attivare il Cap da parte della Regione – ha rilanciato l’assessore-medico –. Si tratta del Centro di assistenza primaria, cioè un’unità funzionale sulle 24 ore che potrebbe occuparsi dei “codici bianchi”, sgravando in questo modo il pronto soccorso». Il Cap prevede un team con medici di famiglia, infermiere professionale e specialisti reperibili. «Ma aono rimasti sulla carta», conclude Fundarò.
Sulla sanità.
«Sanità impoverita a Sacile». I comitati No-tagli con Gianfranco Zuzzi, consigliere comunale del M5s, non si rassegnano alla riforma sanitaria regionale. «Banchetti in piazza e sit in giovedì prossimo – anticipa –. I sacilesi devono essere informati sui tagli reali alla sanità liventina: convegno a palazzo Ragazzoni il 26 gennaio alle 18».
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