Parroco truffato dalla finta contessa

SAN VITO. Stando al capo di imputazione, dal 1989 al 2012, avrebbe spillato a don Guido Corelli, parroco di Prodolone, circa 300 mila euro. La 75enne Cristina Di Benedetto, difesa dall’avvocato Roberta Scordo di Milano, è finita a processo per truffa.
A don Corelli – costituitosi parte civile con l’avvocato Giovanni Adami del foro di Udine – la 75enne era stata presentata da un altro sacerdote, don Matteo Pasut, e un conoscente come una donna di fede, onesta e affidabile, vedova e colpita in famiglia da uccisioni di stampo mafioso nonché come titolare di una fortuna, della quale però non poteva disporre.
Al parroco di Prodolone l’anziana avrebbe dichiarato poi di essere la figliastra della contessa Malinverni, dalla quale avrebbe ereditato immobili e azioni, che era pronta a lasciare in beneficenza, non appena ne avesse avuto la disponibilità.
Stando alle accuse, Di Benedetto avrebbe spiegato di avere bisogno di denaro per poter risolvere i problemi che le impedivano di entrare in possesso dell’eredità (beni sparsi fra Italia, Svizzera e Germania). L’anziana avrebbe chiesto il denaro a don Corelli, promettendo che avrebbe lasciato poi i beni ai suoi benefattori.
Persuaso della veridicità della storia e animato dall’intenzione di devolvere in beneficenza tutto quanto avrebbe ricevuto dalla donna, il sacerdote sanvitese avrebbe cominciato a consegnare somme di denaro a Di Benedetto, ogni volta che l’anziana ne manifestava la necessità con vaglia postali o bonifici bancari, talvolta in contanti, brevi manu, direttamente alla donna o in busta chiusa a un taxista.
Nel corso degli anni, i raggiri sarebbero stati reiterati. L’anziana avrebbe ribadito di essere minacciata dalla mafia e avrebbe fatto chiamare don Corelli da terzi, che si presentavano come funzionari bancari o avvocati: lo sblocco dei fondi – avrebbero sostenuto – era imminente.
Ma poi, invece, gli incontri risolutivi venivano rinviati. Il sacerdote, convinto che la soluzione del problema fosse imminente, proseguiva nelle consegne di denaro. L’ultima elargizione, di 1.700 euro, è stata effettuata il 7 settembre del 2011 tramite bonifico bancario a uno dei conti indicati dalla sedicente ereditiera.
All’imputata vegono contestate le aggravanti del danno patrimoniale di rilevante gravità e di aver commesso la truffa ai danni di un ministro del culto cattolico, peraltro nell’atto o a causa dell’adempimento delle funzioni, ovvero la finalità caritatevole propria del sacerdozio (nello specifico la devoluzione in beneficenza del lascito).
Alla prima udienza il difensore dell’imputata ha rilevato la genericità del capo di imputazione, ma l’eccezione è stata respinta. Il processo proseguirà il 6 luglio dinanzi al giudice monocratico Rodolfo Piccin.
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